Salmo 31(30) con il commento di Paolo Vicini



Dal libro dei Salmi
Salmo 31 (30) – Invocazione e ringraziamento
(Lamentazione individuale, con attestazione di fiducia, di fiducia e di riconoscenza. Salmo messianico)

Testo del Salmo
1 Al maestro del coro. Salmo. Di Davide. 

2 In te, Signore, mi sono rifugiato, mai sarò deluso; difendimi per la tua giustizia. 3 Tendi a me il tuo orecchio, vieni presto a liberarmi. Sii per me una roccia di rifugio, un luogo fortificato che mi salva. 4 Perché mia rupe e mia fortezza tu sei, per il tuo nome guidami e conducimi. 5 Scioglimi dal laccio che mi hanno teso, perché sei tu la mia difesa. 6 Alle tue mani affido il mio spirito; tu mi hai riscattato, Signore, Dio fedele. 7 Tu hai in odio chi serve idoli falsi, io invece confido nel Signore. 8 Esulterò e gioirò per la tua grazia, perché hai guardato alla mia miseria, hai conosciuto le angosce della mia vita; 9 non mi hai consegnato nelle mani del nemico, hai posto i miei piedi in un luogo spazioso. 10 Abbi pietà di me, Signore, sono nell’affanno; per il pianto si consumano i miei occhi, la mia gola e le mie viscere. 11 Si logora nel dolore la mia vita, i miei anni passano nel gemito; inaridisce per la pena il mio vigore e si consumano le mie ossa. 12 Sono il rifiuto dei miei nemici e persino dei miei vicini, il terrore dei miei conoscenti; chi mi vede per strada mi sfugge. 13 Sono come un morto, lontano dal cuore; sono come un coccio da gettare. 14 Ascolto la calunnia di molti: «Terrore all’intorno!», quando insieme contro di me congiurano, tramano per togliermi la vita. 15 Ma io confido in te, Signore; dico: «Tu sei il mio Dio, 16 i miei giorni sono nelle tue mani». Liberami dalla mano dei miei nemici e dai miei persecutori: 17 sul tuo servo fa’ splendere il tuo volto, salvami per la tua misericordia. 18 Signore, che io non debba vergognarmi per averti invocato; si vergognino i malvagi, siano ridotti al silenzio negli inferi. 19 Tacciano le labbra bugiarde, che dicono insolenze contro il giusto con orgoglio e disprezzo. 20 Quanto è grande la tua bontà, Signore! La riservi per coloro che ti temono, la dispensi, davanti ai figli dell’uomo, a chi in te si rifugia. 21 Tu li nascondi al riparo del tuo volto, lontano dagli intrighi degli uomini; li metti al sicuro nella tua tenda, lontano dai litigi delle lingue. 22 Benedetto il Signore, che per me ha fatto meraviglie di grazia in una città fortificata. 23 Io dicevo, nel mio sgomento: «Sono escluso dalla tua presenza». Tu invece hai ascoltato la voce della mia preghiera quando a te gridavo aiuto. 24 Amate il Signore, voi tutti suoi fedeli; il Signore protegge chi ha fiducia in lui e ripaga in abbondanza chi opera con superbia. 25 Siate forti, rendete saldo il vostro cuore, voi tutti che sperate nel Signore. 

 


 

 

 

Canto
Sorelle Clarisse del Monastero Natività di Maria, Rimini

Musica di sottofondo al commento
Libreria suoni di Garage Band

Meditazione
Paolo Vicini

Meditazione
Dire che è un salmo ricco, forse è riduttivo. Ci sono dei pensieri e delle frasi su cui ci si potrebbe spendere una vita. La densità di questo salmo mi ha sopraffatto. Trovo il grido di un uomo disperato che, per rialzarsi, si affida a Dio. È un testo che mi suggerisce come guardare alla vita. Sento tutte le fatiche del vivere, lo chiamerei “il salmo per chi è arrivato in fondo”, “per chi ha bisogno di cercare dei motivi per alzarsi dal letto alla mattina e stare nel mondo”. Si sente l’animo di una persona abbattuta, fiacca, che vive tutta la fatica e intuisce quale può essere la via da percorrere o quale sia la strada per ritornare in vita. È un testo in movimento, tra le azioni dell’uomo verso Dio (rifugiarsi, sei una roccia, affido, confido..) e le azioni che l’uomo chiede a Dio (tendi il tuo orecchio, liberami, fai splendere il tuo volto su di me, hai ascoltato la mia voce..). È il segno che il rapporto con il Signore non è mai unidirezionale. L’uomo che tocca il fondo si guarda dentro, e cerca la mano di Dio per risalire. Come se, quando tocchiamo il fondo e siamo disperati, avessimo una porta chiamata Dio che ci riporta in alto. Guardarsi dentro, riconoscere quanto siamo a terra, ci fa scoprire che abbiamo bisogno del Signore. Solo un grande peccatore può capire questa forza. Solo chi ha vissuto la povertà può gustare la ricchezza, una grande sete ci fa apprezzare il bicchiere d’acqua. Le dichiarazioni di affidamento a Dio sono intense: «i miei giorni sono nelle tue mani», «Liberami dalla mano dei miei nemici», andrebbero  vissute una per ogni giorno. In questo mare di emozioni, pensieri, inviti, si rischia di essere travolti e di non fermare nulla per la troppa ricchezza. Scegli una frase, quella che ti vibra dentro, quella che descrive quello che sei ora, quella che il Salmista ti vuole donare. Ruminala oggi, imparala a memoria, ripetila più volte, prova a viverla, e riprendila nella tua mente ogni tanto. Scrivila sul cellulare. Rileggila nella pausa caffè, nel rito che ogni giorno compi, alla fermata dell’autobus: fermati e riprendila. Ripetila al ritmo del tuo respiro, allora passerà dalla mente al cuore e dal cuore alle mani. È un modo per portare Dio sempre con noi, averlo sulla bocca, nel pensiero, nella mente, per ricordarci che abbiamo bisogno di Lui.

 

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