Salmo 28(27) con il commento di Loretta Marini



Dal libro dei Salmi
Salmo 28 (27) – Jhwh ascolta il grido di aiuto

(Lamentazione e supplica fiduciosa di un uomo oppresso e perseguitato. Formule imprecatorie. Cantico di ringraziamento)

Testo del salmo
1 Di Davide. 

A te grido, Signore, mia roccia, con me non tacere: se tu non mi parli, sono come chi scende nella fossa. 2 Ascolta la voce della mia supplica, quando a te grido aiuto, quando alzo le mie mani verso il tuo santo tempio. 3 Non trascinarmi via con malvagi e malfattori, che parlano di pace al loro prossimo, ma hanno la malizia nel cuore. 4 Ripagali secondo il loro agire, secondo la malvagità delle loro azioni; secondo le opere delle loro mani, rendi loro quanto meritano. 5 Non hanno compreso l’agire del Signore e l’opera delle sue mani: egli li demolirà, senza più riedificarli. 6 Sia benedetto il Signore, che ha dato ascolto alla voce della mia supplica. 7 Il Signore è mia forza e mio scudo, in lui ha confidato il mio cuore. Mi ha dato aiuto: esulta il mio cuore, con il mio canto voglio rendergli grazie. 8 Forza è il Signore per il suo popolo, rifugio di salvezza per il suo consacrato. 9 Salva il tuo popolo e benedici la tua eredità, sii loro pastore e sostegno per sempre. 

 

 

Canto
Sorelle Clarisse del Monastero Natività di Maria, Rimini

Musica di sottofondo al commento
Libreria suoni di Garage Band

Meditazione
Loretta Marini

Meditazione
Partirei da quella parte centrale per noi oggi un po’ indigesta: «Non trascinarmi via con malvagi e malfattori, che parlano di pace al loro prossimo, ma hanno la malizia nel cuore. Ripagali secondo il loro agire, secondo la malvagità delle loro azioni; secondo le opere delle loro mani, rendi loro quanto meritano. Non hanno compreso l’agire del Signore e l’opera delle sue mani: egli li demolirà, senza più riedificarli».. Qui siamo ancora in una logica che viene chiamata della “retribuzione terrena”, assai lontana dal concetto del Dio misericordioso che troviamo nel Nuovo Testamento e che sentiamo più vicino. Questa logica prevedeva una ricompensava terrena per le azioni: al giusto era riservata la benedizione di Dio, intesa anche in senso materiale (ricchezza, figli, salute), mentre al malvagio toccava in sorte le maledizione e quindi sofferenza e privazione. Con Giobbe, come sappiamo, si rovescia tutto: uomo benedetto da Dio, perché giusto e fedele, perde tutto: possedimenti, figli, moglie, rimane solo con una malattia che lo porta a vivere socialmente emarginato. E allora il grido: perché Dio permetti tutto questo? Perché la sofferenza dell’innocente? Chi di noi non si è riconosciuto, almeno una volta nella vita, nell’invocazione di questo salmo, che è anche il grido di Giobbe, di questo dolore che chiede di essere ascoltato? Nella disperazione umana, che può essere per malattia, solitudine, povertà di vario genere, non senso, si erge come una guglia verso il cielo l’invocazione della presenza di Dio, della sua vicinanza e del suo sostegno. Nel mistero della risposta che Dio dà ad ogni uomo, è doveroso anche interrogarsi su come la Chiesa, su come noi sappiamo farci compagni di viaggio. Non abbiamo bisogno di tante parole, oggi ce ne sono a fiumi, e neanche di tanti concetti teologici, che talvolta rischiano di sfiorare un senso di sterilità. Abbiamo bisogno della Parola. Abbiamo bisogno di incontrare la Parola di Dio che è Gesù. Oggi c’è una grande sete di spiritualità, un grande bisogno di Dio. Vi sono luoghi e situazioni che aiutano nell’incontro, nel cammino ne ho conosciuti diversi, ma uno in particolare mi è rimasto nel cuore, anzi, per dirla con le parole di Ezechiele, “ha trasformato il mio cuore di pietra in un cuore di carne”: Romena, in Toscana. Una pieve ristrutturata con pazienza, un luogo curato nella sua bellezza ed essenzialità, con arte e amore. Le persone che vi si recano, tutte, accolte con gioia e semplicità. Non importa chi sei, da dove vieni, quale il tuo pensiero, lì la pieve ti consente di fare ciò per cui fu costruita nel XII secolo: essere ristoro per il viandante. Certo, oggi solitamente non si arriva a piedi, ma rimane un luogo dove chi vuole può trovare una boccata d’ossigeno per le fatiche della vita. “Ognuno è alla ricerca di un po’ di pane, un po’ di affetto e di sentirsi a casa da qualche parte”, è la frase di benvenuto che ci accoglie all’ingresso. Dice don Luigi Verdi, il fondatore della fraternità di Romena: “Ho incontrato e incontro tante persone che, per dolori, tradimenti, perdite, separazioni, avrebbero tutto il diritto di maledire e invece benedicono la vita..”. Di fianco alla pieve incuriosisce un orto di mandorli, ognuno con una targhetta metallica contenente un nome e una frase a ricordo. Si tratta di alberi piantati da genitori che hanno perso un figlio e che, in qualche modo, continuano a prendersi cura del proprio caro. Così come fa il Signore che, attraverso don Luigi in questo angolo di pace, diviene forza, rifugio, sostegno e salvezza per chi ha delle ferite che hanno bisogno di essere curate.

 

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