Salmo 26(25) con il commento di Paola Magnani



Dal libro dei Salmi
Salmo 26 (25) – Confessione d’innocenza
(Lamentazione individuale. Supplica fiduciosa di un innocente calunniato. Salmo messianico)

Testo del salmo 
1 Di Davide. 

Fammi giustizia, Signore: nell’integrità ho camminato, confido nel Signore, non potrò vacillare. 2 Scrutami, Signore, e mettimi alla prova, raffinami al fuoco il cuore e la mente. 3 La tua bontà è davanti ai miei occhi, nella tua verità ho camminato. 4 Non siedo con gli uomini falsi e non vado con gli ipocriti; 5 odio la banda dei malfattori e non siedo con i malvagi. 6 Lavo nell’innocenza le mie mani e giro attorno al tuo altare, o Signore, 7 per far risuonare voci di lode e narrare tutte le tue meraviglie. 8 Signore, amo la casa dove tu dimori e il luogo dove abita la tua gloria. 9 Non associare me ai peccatori né la mia vita agli uomini di sangue, 10 perché vi è delitto nelle loro mani, di corruzione è piena la loro destra. 11 Ma io cammino nella mia integrità; riscattami e abbi pietà di me. 12 Il mio piede sta su terra piana; nelle assemblee benedirò il Signore.

 

 

Canto
Sorelle Clarisse del Monastero Natività di Maria, Rimini

Musica di sottofondo al commento
Libreria suoni di Garage Band

Meditazione
Paola Magnani

Meditazione
Ci è stato insegnato che tutti i salmi, per quanto vari e differenti tra loro, parlano in realtà di Gesù, il
Cristo. Pochi salmi però – e il 26(25) è tra questi - ci fanno toccare con mano in modo lampante come questo sia vero: chi di noi uomini potrebbe dire al Signore «mettimi alla prova» o «fammi giustizia» perché io «nell’integrità ho camminato»? Chi, con un’espressione ancora più forte potrebbe dichiarare «lavo nell’innocenza le mie mani»? Noi conosciamo un personaggio che si lavò le mani in pubblico per dichiarare la propria innocenza, ma da allora Pilato è diventato il simbolo di chi, pretendendo di dimostrare la propria incolpevolezza, in realtà con la sua inerzia lascia la strada aperta all’ingiustizia. L’unico Innocente della storia è stato Gesù, nato e vissuto senza peccato: solo Lui poteva dire di aver lavato nell’innocenza le sue mani e per questo fu l’unico capace della vera lode di Dio e l’unico in grado di dimostrare tutte le meraviglie del Signore. Anzi, Simeone, accogliendo Gesù nel giorno della sua presentazione al tempio, volle affermare che quel Bambino era la meraviglia di Dio, tanto che il vecchio profeta giunse a dire che a questo punto poteva anche morire in pace, perché aveva visto la salvezza di Dio, la meraviglia delle meraviglie! E Gesù ci ha dimostrato con la sua obbedienza fino al sacrificio e alla morte cosa significa dire a Dio Padre «amo la casa dove dimori, il luogo dove abita la tua gloria»: per tutta la sua vita ha amato tanto Dio da desiderare di essere per sempre con Lui nella sua casa, anche a costo della propria morte da innocente. E questo desiderio è stato tanto potente da portarlo via dalla dimora delle tenebre – la tomba e la morte – per introdurlo per sempre nella gloria di Dio. Questo è stato Gesù. Ma anche noi possiamo ritrovarci in qualche piega del salmo, perché siamo noi che dietro alla bontà del Signore che ci precede possiamo inoltrare i nostri passi; siamo noi che scongiuriamo Dio di «non travolgerci insieme ai malfattori» (cioè di non «abbandonarci alla tentazione», come imploriamo tutte le volte che preghiamo il Padre Nostro); siamo noi infine che chiediamo al Signore di avere misericordia di noi e di riscattarci. E Gesù, l’unico Innocente, è proprio Lui che ci ha riscattato dimostrandoci così la misericordia di Dio Padre. Allora in questo salmo vediamo fondersi mirabilmente insieme il canto dei tanti peccatori e dell’unico Innocente, la supplica di chi chiede il riscatto dal male e la gloria di colui che per riscattarci ha dato la vita entrando nella Gloria, l’unico Redentore e Salvatore. E ancora più mirabilmente tocchiamo con mano che davvero ogni salmo ci parla sempre di Cristo e anche sempre della nostra vita: ogni salmo è il canto che l’uomo eleva a Dio con quella voce che Dio stesso gli ha donato, per quella vita che il Padre non solo ha donato nella creazione, ma anche ha riscattato per la sua gloria nella Redenzione.

 

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