Salmo 19(18) con il commento di Roberto Bondioli



Dal libro dei Salmi
Salmo 19 (18) – Perfezione del creato e della legge
(Inno cosmico, messianico. Inno didattico sulla legge)

Testo del Salmo
1 Al maestro del coro. Salmo. Di Davide. 

2 I cieli narrano la gloria di Dio, l’opera delle sue mani annuncia il firmamento. 3 Il giorno al giorno ne affida il racconto e la notte alla notte ne trasmette notizia. 4 Senza linguaggio, senza parole, senza che si oda la loro voce, 5 per tutta la terra si diffonde il loro annuncio e ai confini del mondo il loro messaggio. Là pose una tenda per il sole 6 che esce come sposo dalla stanza nuziale: esulta come un prode che percorre la via. 7 Sorge da un estremo del cielo e la sua orbita raggiunge l’altro estremo: nulla si sottrae al suo calore. 8 La legge del Signore è perfetta, rinfranca l’anima; la testimonianza del Signore è stabile, rende saggio il semplice. 9 I precetti del Signore sono retti, fanno gioire il cuore; il comando del Signore è limpido, illumina gli occhi. 10 Il timore del Signore è puro, rimane per sempre; i giudizi del Signore sono fedeli, sono tutti giusti, 11più preziosi dell’oro, di molto oro fino, più dolci del miele e di un favo stillante. 12 Anche il tuo servo ne è illuminato, per chi li osserva è grande il profitto. 13 Le inavvertenze, chi le discerne? Assolvimi dai peccati nascosti. 14 Anche dall’orgoglio salva il tuo servo perché su di me non abbia potere; allora sarò irreprensibile, sarò puro da grave peccato. 15 Ti siano gradite le parole della mia bocca; davanti a te i pensieri del mio cuore, Signore, mia roccia e mio redentore.

 

 

Canto
Sorelle Clarisse del Monastero Natività di Maria, Rimini

Musica di sottofondo al commento
Libreria suoni di Garage Band

Meditazione
Roberto Bondioli

Meditazione
Dove è Dio? Dove lo posso incontrare? Come lo posso conoscere? Mi è sempre sembrato che questo salmo dia una risposta a questo interrogativo, antico come la storia dell’uomo. E la risposta pare sia nel contempo semplice e scandalosa. Semplice, perché ci dice che Dio lo si può conoscere dalle sue opere. E quali sono le sue opere? Il creato. Il mondo materiale in cui viviamo, in cui spicca la sua più grande opera: l’uomo.. da cui poi è scaturita la Legge, di cui parla la seconda parte del salmo. Quindi, mi pare che questo salmo ci ricordi che Dio ci parla attraverso le cose che vediamo, i fatti che ci capitano e, soprattutto, le persone che incontriamo. Questo è per me il mistero dell’incarnazione. E da qui lo scandalo: Dio, il creatore di tutto, si comunica attraverso terminali così semplici e così fragili, come un elemento della natura, un fatto, un incontro, una parola, una persona e, se lo consento, anche attraverso di me. Dio lo posso incontrare in un uomo come me, fragile come me, peccatore come e più di me, limitato come e più di me: pare impossibile.. e da qui la difficoltà, in me per primo, nell’accettare e nell’essere attento a questo metodo che Dio ha scelto per incontrarci, per esserci vicini. Infatti, questo è ha accaduto: per esserci vicini Dio ci ha mandato Cristo, e Lui non è scomparso, ma ci ha detto: «non abbiate paura, io sono con voi tutti i giorni fino alle fine del mondo». Cristo, quindi, è tuttora presente; non nei nostri pensieri, non grazie ad uno sforzo della nostra capacità di riflessione. Ancora una volta: Cristo si manifesta a noi nella natura, nei fatti, nelle persone; in sintesi, è presente in tutta la realtà. «Dio tutto in tutti» come diceva san Paolo. E da questa consapevolezza, da questo modo di percepire la realtà, scaturisce quell’intelligenza nuova che, come dice il salmo, «rende saggio il semplice». L’osservazione dell’opera di Dio, l’osservazione, non ragionamenti su di essa, rende saggio il semplice. E chi è il semplice? È colui che appunto, con la semplicità di un bambino, osserva e giudica semplicemente da ciò che vede, senza altri condizionamenti esterni a ciò che vede, senza pregiudizi, senza partire da teorie di cui si ricerca la conferma. E questo porta alla saggezza. E che cos’è la saggezza? È la capacità di comprendere il senso profondo e traiettoria di tutte cose. È la prospettiva da cui posso guardare e trattare tutte le cose: me stesso e il mondo intero. Qual è quindi il linguaggio di Dio, la sua la parola? La realtà, come abbiamo visto nella prima parte del salmo, e la «legge di Dio» di cui parla la seconda parte del salmo: ossia la Torah per gli ebrei e la Bibbia per noi cristiani. Ma che cos’è la Bibbia e soprattutto il Nuovo Testamento, se non la testimonianza di quelli che hanno visto Cristo, hanno camminato, mangiato e vissuto con Lui? E chi sono questi compagni se non la prima Chiesa. Quindi il Nuovo Testamento altro non è che la voce della prima Chiesa. Ancora una volta riemerge il mistero dell’incarnazione. In Cristo avviene il mistero dell’incarnazione – cioè Dio si rende presente fisicamente – e questo mistero dell’incarnazione prosegue oggi rendendo Cristo ancora presente nel suo corpo mistico che è la Chiesa, ossia la compagnia di quelli che hanno dato credito alla sua testimonianza e, dopo di loro, di quelli che hanno creduto alla testimonianza di questi ultimi.. e così via fino ai giorni nostri. Questa è la sfida scandalosa alla nostra ragione e al nostro cuore.

 

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