Salmo 17(16) con il commento di Marco Comanducci



Dal libro dei Salmi
Salmo 17 (16) – Invocazione del giusto 
(Supplica di un innocente perseguitato. Salmo di fiducia. Messianico)

Testo del Salmo
1 Preghiera. Di Davide. 

Ascolta, Signore, la mia giusta causa, sii attento al mio grido. Porgi l’orecchio alla mia preghiera: sulle mie labbra non c’è inganno. 2 Dal tuo volto venga per me il giudizio, i tuoi occhi vedano la giustizia. 3 Saggia il mio cuore, scrutalo nella notte, provami al fuoco: non troverai malizia. La mia bocca non si è resa colpevole, 4 secondo l’agire degli uomini; seguendo la parola delle tue labbra, ho evitato i sentieri del violento. 5 Tieni saldi i miei passi sulle tue vie e i miei piedi non vacilleranno. 6 Io t’invoco poiché tu mi rispondi, o Dio; tendi a me l’orecchio, ascolta le mie parole, 7 mostrami i prodigi della tua misericordia, tu che salvi dai nemici chi si affida alla tua destra. 8 Custodiscimi come pupilla degli occhi, all’ombra delle tue ali nascondimi, 9 di fronte ai malvagi che mi opprimono, ai nemici mortali che mi accerchiano. 10 Il loro animo è insensibile, le loro bocche parlano con arroganza. 11 Eccoli: avanzano, mi circondano, puntano gli occhi per gettarmi a terra, 12 simili a un leone che brama la preda, a un leoncello che si apposta in agguato. 13 Àlzati, Signore, affrontalo, abbattilo; con la tua spada liberami dal malvagio, 14 con la tua mano, Signore, dai mortali, dai mortali del mondo, la cui sorte è in questa vita. Sazia pure dei tuoi beni il loro ventre, se ne sazino anche i figli e ne avanzi per i loro bambini. 15 Ma io nella giustizia contemplerò il tuo volto, al risveglio mi sazierò della tua immagine.  

 

 

Canto
Sorelle Clarisse del Monastero Natività di Maria, Rimini

Musica di sottofondo al commento
Libreria suoni di Garage Band

Meditazione
Marco Comanducci

Meditazione
In questa Omelaica il quesito che ci accompagna è: “che cos’ha da dirci ancora Dio, oggi? Beh, nulla, non vi è una legge imposta. Vi è una persona da vivere. E allora proviamo, come i bambini, a camminare sul bordo del marciapiede del parco, e riflettiamo sulla domanda “chi è la persona da vivere?”. Cioè chi è quella persona per cui Gesù ci ha chiesto di volergli bene nonostante le difficoltà o ancor più i litigi? Ed ecco che questo salmo ha un altro sguardo, condividiamo qualche parola chiave. Mi sorprende in questo salmo che siano menzionate le parti del corpo, come l’orecchio, gli occhi, il cuore, le labbra, i piedi; e ancora l’orecchio, gli occhi, la bocca, di nuovo gli occhi, le mani, ed infine un’immagine. Ci sono poi delle piccole parole che sono il sentiero tracciato dai nostri antenati: ascolta, attento, porgi, vedano; ancora ascolta, mostrami, custodiscimi. Perché proprio queste parole? Perché una persona in difficoltà, come il salmista, dedica tempo per una cura dettagliata, per una ricerca dei vocaboli, in una preghiera? Se poi santa Madre Teresa ci ha tramandato lei stessa di rendere la nostra vita una preghiera, e Gesù stesso ha tramandato a voce una preghiera senza scriverla su papiri?! Condivido con voi, una piccola ricerca nella quale mi son avventurato: il vocabolo italiano “parola” in ebraico si traduce con DaBaR. Per noi le parole sono i suoni che emettiamo con le corde vocali. Invece per il popolo ebraico e nella loro lingua DaBaR significa sia “parola” che “corpo”. Ed è questo che sta facendo il salmista, sta esprimendo sé stesso con tutta la sua voce e con tutto il suo corpo, non trattiene nulla per sé, non soffoca le lacrime, no, no, lui le lascia uscire; le lascia proprio scorrere quei fiumi salati. Perché sa che un giorno torneranno a scorrere sorrisi e miele. Egli non ha paura di mostrarsi per la persona che è. Se il salmo fosse scritto al giorno d’oggi, il salmista non cercherebbe distrazioni sociali o ingordigia sportiva, praticata o vista in tv, per soffocare il travaglio dello spirito. Invece se fosse presente ancora oggi, anche oggi, nonostante la difficoltà, cercherebbe il suo posto dove riposare. Si avventurerebbe alla ricerca di quel riparo, suo, dove può ritrovare quel profumo di casa, come quando era bambino. Dunque il salmista oggi ci chiede innanzitutto di ascoltare noi stessi. Di prenderci un piccolo tempo: perché sono le pause a dar senso alla musica. Ci chiede di dedicarci quel tempo che possa sembrare per noi “poco più di niente”, tuttavia il beneficio della relazione nella preghiera anche con il Signore che sia pregando o aiutando il prossimo, vale molto di più. Infine solo una volta vi è la parola rispondi, forse qui noi abbiamo proprio la possibilità di migliorare: apriamo lo spazio all’ascolto di Dio, dopo che gli abbiamo parlato nel bene e nel male, in salute e malattia; impegniamoci ad essere anche noi ascoltatori della risposta che ci dona. Pure lo stesso profeta Elia, dopo terremoti, prove del fuoco, sente una voce, ebbene ascolta la risposta «nel sussurro di una brezza leggera». E il dono, la risposta più grande che ci è stata consegnata, non è solamente poco più di un’immagine, è un’icona. L’icona del figlio Gesù, il cui volto ci ricorda che non sono da sola o da solo, perché noi siamo una comunità cristiana.

 

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