Salmo 15(14) con il commento di Roberta Bracaglia



Dal libro dei Salmi
Salmo 15 (14) – Chi può abitare con il Signore?
(Salmo sapienziale. Didattico sulla vita morale. Salmo di pellegrinaggio: vicino ai portici del tempio)

Testo del Salmo
1 Salmo. Di Davide. 

Signore, chi abiterà nella tua tenda? Chi dimorerà sulla tua santa montagna? 2 Colui che cammina senza colpa, pratica la giustizia e dice la verità che ha nel cuore, 3 non sparge calunnie con la sua lingua, non fa danno al suo prossimo e non lancia insulti al suo vicino. 4 Ai suoi occhi è spregevole il malvagio, ma onora chi teme il Signore. Anche se ha giurato a proprio danno, mantiene la parola; 5 non presta il suo denaro a usura e non accetta doni contro l’innocente. Colui che agisce in questo modo resterà saldo per sempre. 

 

 

Canto
Sorelle Clarisse del Monastero Natività di Maria, Rimini

Musica di sottofondo al commento
Libreria suoni di Garage Band

Meditazione
Roberta Bracaglia

Meditazione
Chi può abitare con il Signore? Chi abiterà nella Sua tenda o dimorerà nella Sua casa? Questa a mio parere è “la” domanda della vita, o perlomeno “la” domanda dell’uomo cristiano. Questa meravigliosa e drammatica avventura della vita, ha in sé tutta la drammaticità della domanda “ultima”: alla fine del mio viaggio potrò vedere il Suo volto e stare con Lui? Chi potrà godere della compagnia di Gesù in eterno? Ci sono forse delle regole, delle condizioni “acquisite” per accedere al culto? Undici commi? Chi può giungere al Tempio? Chi può entrare? Forse i palestrati..? Coloro cioè che hanno tutti i muscoli sviluppati in modo armonico; il plesso solare a tartaruga, le spalle scolpite, in poche parole: quelli che hanno portato a termine il programma e hanno meritatamente acquisito il punteggio richiesto? ..no! Io non sono tutto questo! Non sono stata creata per dimostrare quanto sono brava e performante, e anche se volessi sarebbe sbagliato, mi allontanerebbe dal vero percorso. Da in-fante (incapace di tutto) sono stata accompagnata in un luogo comune, quello della Sua comunità. Diventata adulta, mi sono alzata e mi sono trovata in un tempio. Mi sono vista al centro di una spianata deserta, ai piedi di un albero a forma di croce. L’albero della vita, del solo bene, del dono assoluto. La libertà di Dio che, nel Figlio, si concede a me fino a subire le conseguenze del mio rifiuto, mi libera dalla schiavitù del male che dimora in me. Da schiavi che siamo ci fa liberi. Questa è la giustizia divina, cioè dall’alto, da quella altezza che è Altro, totalmente altrove che non potrei raggiungere se non fossi portata. Non sono io che vado al tempio “per i miei meriti”, ma è Dio che viene a me in Gesù Cristo, per donarsi. Allora quella spianata desertica si trasforma idealmente in una sala per invitati, per i chiamati a partecipare ad una cena sempre rinnovata. La libertà di Dio, in Gesù Cristo, è veramente paradossale, fuori da ogni logica: mi anticipa un dono, un pre-dono che io, solo dopo aver commesso il mio massimo possibile errore, capirò essere per-dono, giustificazione. Quella giustizia che fa essere le cose per quello che devono essere: l’uomo è Figlio, l’uomo ha un Padre, quello Unico, cioè Dio. «Nella notte in cui fu tradito, prese il pane, rese grazie, lo spezzò, lo diede ai suoi discepoli e disse: “mangiatene, fatemi vostro, fino alle viscere, questo è il mio corpo, la mia vera esistenza; fatela vostra e sia per voi nutrimento vitale!”». Il mio tempio è il luogo dove noi poveri, miseri peccatori, veniamo convocati per essere nutriti con un pane che è vita e dà eternamente vita. Questo luogo si chiama Chiesa, dove appena entrati ammettiamo le nostre colpe e chiediamo perdono. In questo luogo mi sento accolta, amata, sono più me stessa. Allora no, non ci sono undici commi per accedere e partecipare, non vi sono regole precostituite, non c’è nessun test per l’accesso al luogo abitato da Dio! Ci devi essere Tu! Così come sei, con la tua storia, con il tuo cuore. 

 

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