Salmo 6 con il commento di Chiara Piscaglia



Dal libro dei Salmi
Salmo 6 – Supplica nella sofferenza
(Salmo penitenziale. Lamentazione individuale)

Testo del Salmo
1 Al maestro del coro. Per strumenti a corda. Sull’ottava. Salmo. Di Davide. 

2 Signore, non punirmi nella tua ira, non castigarmi nel tuo furore. 3 Pietà di me, Signore, sono sfinito; guariscimi, Signore: tremano le mie ossa. 4 Trema tutta l’anima mia. Ma tu, Signore, fino a quando? 5 Ritorna, Signore, libera la mia vita, salvami per la tua misericordia. 6 Nessuno tra i morti ti ricorda. Chi negli inferi canta le tue lodi? 7 Sono stremato dai miei lamenti, ogni notte inondo di pianto il mio giaciglio, bagno di lacrime il mio letto. 8 I miei occhi nel dolore si consumano, invecchiano fra tante mie afflizioni. 9 Via da me, voi tutti che fate il male: il Signore ascolta la voce del mio pianto. 10 Il Signore ascolta la mia supplica, il Signore accoglie la mia preghiera. 11 Si vergognino e tremino molto tutti i miei nemici, tornino indietro e si vergognino all’istante.

 

 

 

Canto 
Sorelle Clarisse del Monastero Natività di Maria, Rimini

Musica di sottofondo al commento
Libreria suoni di Garage Band

Meditazione
Chiara Piscaglia

Commento
Leggo questo salmo, lo rileggo, e lo sento lontanissimo da me. Ma di che Dio parla? Io questo Dio non lo conosco. «Signore non punirmi nella tua ira, non castigarmi nel tuo furore». Il mio Dio non castiga, non punisce: accoglie, perdona, abbraccia, solleva.. Lo leggo, lo rileggo. Chiedo una luce. Mi metto nei panni di qualcun altro. Ci sarà qualcun altro su questa Terra che di Dio ha paura. Mi metto nei suoi panni e per lui ti prego Signore. Ti chiedo pietà, ti consegno la mia stanchezza. Sono sfinita, è una stanchezza fisica, ma è anche una stanchezza del cuore. «Guariscimi», è una guarigione fisica che ti chiedo,  in tempo di Covid, così comune, ma è anche una guarigione del cuore, dell’anima. Quante, quante persone, sentono vere per loro queste parole, ed a loro io presto la mia voce, oggi. La presto alle persone che ti conoscono Signore, per pregare insieme a loro, ed a quelle che non ti conoscono, per pregare in vece loro. «Ritorna Signore», se pensassi di averti perduto, non potrei che invocare il tuo ritorno. Se ti pensassi lontano, non potrei che anelare e desiderare con struggimento la tua salvezza e la tua misericordia. «Nessuno tra i morti ti ricorda». Alla prima lettura mi sembra quasi una bestemmia, poi leggo le note della Bibbia di Gerusalemme che dice che nello Sheol (che era il luogo sottoterra, in cui si credeva che i defunti andassero per essere riuniti, il luogo di maggior distanza dal cielo), i morti conducono una vita diminuita e silenziosa, senza più mantenere rapporti con Dio. Ecco, ora ci siamo. È solo in una vita diminuita che non ho più rapporti con Te, Signore. Io, qui sulla Terra, ho questo dono: posso ricordarmi di Te e cantare le tue lodi, e posso invocarti quando sono al colmo della tristezza. L’immagine del salmista che trascorre le notti insonni nel pianto, immagino sia un’esperienza che ogni adulto ha vissuto almeno una volta nella vita: un pensiero che assilla, una preoccupazione, un’angoscia che tiene svegli, e se si ha dimestichezza con il lasciare spazio alle proprie emozioni, un’angoscia che si scioglie in lacrime e inonda di pianto il cuscino. Sicuramente tante persone su questa Terra, stamane si alzano dopo una notte trascorsa così, e per loro innalzo la mia preghiera ed uso questo salmo per invocarti, nella certezza che Tu ascolti la mia supplica ed accogli la mia preghiera. Dona, Signore, a chi è nell’angoscia in questo momento, la serenità che tu oggi ascolterai la loro voce.

 

 

 

 

 

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