Atti degli Apostoli 22,30;23,6-11 con il commento di Manuel Mussoni



Dagli Atti degli Apostoli
At 22,30; 23,6-11 

Testo del brano
In quei giorni, il comandante della coorte, volendo conoscere la realtà dei fatti, cioè il motivo per cui Paolo veniva accusato dai Giudei, gli fece togliere le catene e ordinò che si riunissero i capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio; fece condurre giù Paolo e lo fece comparire davanti a loro. Paolo, sapendo che una parte era di sadducèi e una parte di farisei, disse a gran voce nel sinedrio: «Fratelli, io sono fariseo, figlio di farisei; sono chiamato in giudizio a motivo della speranza nella risurrezione dei morti». Appena ebbe detto questo, scoppiò una disputa tra farisei e sadducèi e l’assemblea si divise. I sadducèi infatti affermano che non c’è risurrezione né angeli né spiriti; i farisei invece professano tutte queste cose. Ci fu allora un grande chiasso e alcuni scribi del partito dei farisei si alzarono in piedi e protestavano dicendo: «Non troviamo nulla di male in quest’uomo. Forse uno spirito o un angelo gli ha parlato». La disputa si accese a tal punto che il comandante, temendo che Paolo venisse linciato da quelli, ordinò alla truppa di scendere, portarlo via e ricondurlo nella fortezza. La notte seguente gli venne accanto il Signore e gli disse: «Coraggio! Come hai testimoniato a Gerusalemme le cose che mi riguardano, così è necessario che tu dia testimonianza anche a Roma».

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
J.S.Bach.Orchestral Suite No.3 in D Major BWV 1068. Air on the third String. Diritti Creative Commons. Musopen.org

Meditazione
Manuel Mussoni

Meditazione
Paolo è arrivato a Gerusalemme. Dopo aver incontrato alcuni amici e collaboratori, si reca al Tempio e qui viene riconosciuto dai Giudei, che ne chiedevano a gran voce la morte. Viene preso di forza, portato fuori e picchiato selvaggiamente. Viene salvato dal comandante che, accortosi dello stato di agitazione, si era avvicinato con le guardie. Non avendo compreso il motivo di tale ira contro quell’uomo lo fa arrestare e rinchiudere nella fortezza. Prima di entrarvi Paolo chiede di poter rivolgere un messaggio alla folla presente e desiderosa di vederlo morto. Questo discorso, pronunciato in ebraico, è uno dei tre racconti che troviamo nel libro degli Atti degli Apostoli in cui viene raccontata la chiamata di Paolo da Cristo risorto, sulla via di Damasco. Paolo non fa nulla per salvarsi la pelle o attenuare la rabbia dei Giudei presenti. Utilizza quella occasione per raccontare la sua storia personale e, soprattutto, come Gesù è entrato nella sua vita. Il racconto ci permette di fare una biografia dell’apostolo delle genti. Nato a Tarso di Cilicia, quindi di cultura greca, educato sin da ragazzino a Gerusalemme alla scuola di Gamaliele, quindi giudeo abituato ad un rispetto rigoroso della Legge, era solito perseguitare i cristiani e aggiunge di essere stato presente al martirio di Stefano. Tutto è cambiato quando sulla via di Damasco gli è apparso Gesù Cristo. A fine racconto specifica di avere la cittadinanza romana, e questo gli salva temporaneamente la vita. Non poteva essere condannato a Gerusalemme, ma in quanto cittadino aveva diritto ad essere giudicato a Roma. Fino all’ultimo le sue scelte e il suo pensiero sono determinati solo e unicamente dall’annunciare Cristo.

Scarica la nostra App su