Marco 2,13-17: "La chiamata e la mensa...". (Commento di don Giacomo Perego)



Parola del Signore
Dal Vangelo secondo Marco 2,13-17

Testo del Vangelo
In quel tempo, Gesù uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».

Recita
Alan Santini

Musica di sottofondo
Arrangiamento musicale con chitarra di Gabriele Fabbri

Meditazione
Don Giacomo Perego
Brano audio tratto da "Uomini e profeti", trasmissione di RaiTre

Meditazione
La mensa è il massimo della relazione, teniamo presente che nel I secolo lo stare alla stessa mensa non è un po’ come accettare oggi un invito a pranzo o un invito a cena. E’ sì un segno di amicizia, ma è molto di più: quando uno entrava in una casa e mangiava in quella casa era come stabilire un’alleanza, un rapporto di reciproca fedeltà, era un entrare nell’intimità di una relazione, quindi Gesù cerca questo. E’ curioso perché se si mette in parallelo il racconto di Marco relativo a Levi con quello degli altri evangelisti, notiamo che gli altri evangelisti modificano un pochino il testo e sembrano quasi far tendere un tranello da parte di Matteo, di Levi, nei confronti di Gesù, cioè è come se Gesù viene invitato alla casa di Levi e si trova attorno a sé all’improvviso tutti questi peccatori e pubblicani. Invece il Vangelo di Marco è una scelta, è Gesù che sceglie di sedersi insieme a tutte queste persone. La classe più marginale che è quella di Ebrei venduti allo Stato dominante (...quindi questi funzionari delle imposte non erano Romani…no, erano Ebrei che per vivere si vendevano, erano considerati così dai loro connazionali, venduti al potere romano pur di guadagnare qualcosa, e il fatto che, anche il loro modo di vivere, di sopravvivere del lavoro che facevano, aggiustavano un pochino le imposte che chiedevano a coloro che passavano, quindi erano considerati proprio dei peccatori pubblici. Ci sono dei documenti rabbinici che fanno un elenco delle persone che non possono entrare nel Regno dei cieli, e ai primi posti ci sono proprio i pubblicani, ci sono proprio i funzionari delle imposte.

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