Isaia 54,1-10 con il commento di Luca Tentoni



Dal libro del profeta Isaia
Is 54,1-10 

Testo del brano
Esulta, o sterile che non hai partorito, prorompi in grida di giubilo e di gioia, tu che non hai provato i dolori, perché più numerosi sono i figli dell’abbandonata che i figli della maritata, dice il Signore. Allarga lo spazio della tua tenda, stendi i teli della tua dimora senza risparmio, allunga le cordicelle, rinforza i tuoi paletti, poiché ti allargherai a destra e a sinistra e la tua discendenza possederà le nazioni, popolerà le città un tempo deserte. Non temere, perché non dovrai più arrossire; non vergognarti, perché non sarai più disonorata; anzi, dimenticherai la vergogna della tua giovinezza e non ricorderai più il disonore della tua vedovanza. Poiché tuo sposo è il tuo creatore, Signore degli eserciti è il suo nome; tuo redentore è il Santo d’Israele, è chiamato Dio di tutta la terra. Come una donna abbandonata e con l’animo afflitto, ti ha richiamata il Signore. Viene forse ripudiata la donna sposata in gioventù? - dice il tuo Dio. Per un breve istante ti ho abbandonata, ma ti raccoglierò con immenso amore. In un impeto di collera ti ho nascosto per un poco il mio volto; ma con affetto perenne ho avuto pietà di te, dice il tuo redentore, il Signore. Ora è per me come ai giorni di Noè, quando giurai che non avrei più riversato le acque di Noè sulla terra; così ora giuro di non più adirarmi con te e di non più minacciarti. Anche se i monti si spostassero e i colli vacillassero, non si allontanerebbe da te il mio affetto, né vacillerebbe la mia alleanza di pace, dice il Signore che ti usa misericordia.

 

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
J.S.Bach. Goldberg Variations. BWV 988-10. Variatio 9 a 1 Clav. Canone alla terza. Kimiko Ishizaka. Diritti Creative Commons. Musopen.org

Meditazione
Luca Tentoni

Meditazione
Da questo brano si assapora un poco il succo della vita: certe relazioni profonde ci conducono a picchi di felicità, oppure ci riportano alla memoria momenti di infelicità. La luce e il buio, sono elementi naturali, psichici e spirituali nelle nostre giornate, un po’ come i quadri del Caravaggio: elementi, volti, espressioni, che ricevono raggi di luce avvolti dalle tenebre. In genere il connubio è il top di un legame affettivo e relazionale, ma come si può trasmetterne la gioia a tutti? Una festa nuziale oggi suggellata con il “per sempre” un po’ spaventa. Per sempre? No, è troppo! No, è impossibile! Per tutelare il “per sempre”, gli uomini oggi si sono affidati agli avvocati matrimonialisti, i quali tramite contratti prematrimoniali, impegnano le parti con richieste diverse e in caso di inadempimenti si procede con risarcimenti prevalentemente pecuniari. Siamo tornati a regole e precetti. Isaia ci insegna che così non funziona. L’ingresso appassionato di Dio nella storia, nasce per un amore incondizionato e misterioso per l’umanità. Incondizionato: nonostante le nostre sterilità, vedovanze e infedeltà, non diminuisce di intensità, anzi il contrario: «Ti raccoglierò con immenso amore.. con affetto perenne ho avuto pietà di te». Isaia sottolinea che l’Amore è legato all’essere di Dio, sempre presente e soprattutto non è imperativo, nel senso che ci costringe a ricambiare. Misterioso: Dio cosa ci guadagna dalle nostre fragilità? Al versetto 7 sembra quasi volersi scusare per avere abbandonato il suo popolo, che egli ama come una sposa. Per intuire qualcosa è necessario ripartire dalla Genesi. Dio crea fin dall’inizio cose buone, ma quando crea l’uomo, dice l’autore: «Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona» (Gn 1,31). Abbiamo nel DNA qualcosa di suo: diverso da tutto il resto, quel “molto” pone una differenza. Gesù in Matteo rimarca questo aspetto: «Guardate gli uccelli del cielo: non seminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? ..Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede?» (Mt 6,26ss). Questo maggior valore da cosa dipende? Perché il Signore si arrabatta continuamente per noi, cercando di fare sempre di più? Dio ama a prescindere, poiché fa parte del proprio essere, nonostante i no dell’uomo. Egli ci ama, con sentimenti di pietà e misericordia, manifestando una comunione con lui priva di interruzioni (il non amare equivarrebbe al non essere). Dio vuole la salvezza di tutti noi. Vuole la salvezza di tutta l’umanità entrando maggiormente in relazione attraverso l’incarnazione. Suggella questo amore donandoci, non parole, ma “la” Parola, lo Sposo. Pietà e misericordia prendono forma in un bambino, in una famiglia che è l’emblema della fragilità dal lato dell’economia umana, ma di una fede profonda in quella divina. Se guardiamo il “per sempre” con occhi umani, rischiamo di soffocare quell’imprinting divino in noi che ci permette di gridare: «Abbà», e di procedere con le nostre misere forze. Chiediamo continuamente il dono della fede.

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