Lettera ai Romani 1,16-25 con il commento di Christian Montanari



Dalla lettera di San Paolo apostolo ai Romani
Rm 1,16-25 

Testo del brano
Fratelli, io non mi vergogno del Vangelo, perché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del Giudeo, prima, come del Greco. In esso infatti si rivela la giustizia di Dio, da fede a fede, come sta scritto: «Il giusto per fede vivrà». Infatti l’ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell’ingiustizia, poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha manifestato a loro. Infatti le sue perfezioni invisibili, ossia la sua eterna potenza e divinità, vengono contemplate e comprese dalla creazione del mondo attraverso le opere da lui compiute. Essi dunque non hanno alcun motivo di scusa perché, pur avendo conosciuto Dio, non lo hanno glorificato né ringraziato come Dio, ma si sono perduti nei loro vani ragionamenti e la loro mente ottusa si è ottenebrata. Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti e hanno scambiato la gloria del  Dio incorruttibile con un’immagine e una figura di uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili. Perciò Dio li ha abbandonati all’impurità secondo i desideri del loro cuore, tanto da disonorare fra loro i propri corpi, perché hanno scambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno adorato e servito le creature anziché il Creatore, che è benedetto nei secoli. Amen.

 

 

 

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
A.Fulero. Final Reckoning. Licenza della raccolta audio di YouTube

Meditazione
Christian Montanari

Meditazione
Ed eccoci qua con un inizio e una fine che scuotono.. sì, uno di quegli scossoni che non ci possono lasciare indifferenti: «Io infatti non mi vergogno del Vangelo» e «hanno scambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno adorato e servito le creature anziché il Creatore». Perché Paolo sente il bisogno di affermare in modo così determinato «non mi vergogno del vangelo»? E come si può anche solo pensare di potersi vergognare di una “bella notizia”? ( εὖ, “bene”, e ἀγγέλλω, “annunzio”, e ha quindi il senso etimologico di “buon annunzio”). Proviamo a pensare un attimo: quand’è che ci vergogniamo? Quando pensiamo/facciamo qualcosa che temiamo che gli altri giudichino come qualcosa di brutto, che non va fatto e che non va pensato. Ed ecco qua lo scossone cui ci richiama san Paolo, è come se ci volesse subito avvertire: guardate che se anche voi (noi che leggiamo questa Parola) non siamo convinti nel profondo di poter affermare «Io infatti non mi vergogno del Vangelo», siamo come coloro che in fondo ritengono che il vangelo sia tutt’altro che una “bella/buona notizia”, ma sotto sotto (e forse nemmeno troppo sotto) pensano sia invece “scandalo” (cioè una pietra che fa inciampare) e “stoltezza” (cioè quello stato per cui si rimane fermi, immobili, non si cammina, non si cresce, non si cambia idea/prospettiva, cfr. 1Cor 1,23) e temono per questo il giudizio degli altri, un giudizio di condanna, un giudizio di presa in giro.. un giudizio che ci fa appunto “vergognare”. E la preoccupazione di Paolo è quella di richiamarci alla Verità e a dirci: guardate che se succede questo, non avete capito nulla, avete ribaltato il mondo, avete ribaltato l’ordine delle cose: avete “scambiato la verità di Dio con la menzogna e avete adorato e servito le creature anziché il Creatore”.. cioè avete scambiato Dio con l’uomo, avete messo un uomo come voi al posto di Dio. E, dramma nel dramma, nel fare questo non facciamo torto a Dio (Dio è troppo grande e troppo Amore per darsi pensiero per i  torti che facciamo a Lui), ma facciamo un torto a noi, perché perdiamo noi stessi, perdiamo chi veramente siamo. Perché solo se lasciamo operare Dio (perché Lui “sta alla porta e bussa”.. e attende che noi gli apriamo, non spalanca le porte con violenza) solo se lasciamo operare Dio, Dio opera con “potenza”: ma la sua potenza non è quella degli uomini, che la usano per schiacciare gli altri, ma è quella di chi “salva”. Salva perché ci restituisce a ciò che siamo realmente, cioè figli suoi e in quanto tali luminosi, mentre la potenza di chi “schiaccia” è la potenza di chi deturpa il volto dell’altro, perché non sia più riconoscibile né dagli altri né da sé. Perché se lasciamo operare Dio, Egli rivela la sua giustizia, che si manifesta nel renderci giusti, cioè ci restituisce la somiglianza a Lui, nulla a che vedere con la giustizia del “giudizio” degli uomini, che invece di restituirci alla nostra bellezza di figli, si concentra in modo ottuso e miope su una piccola macchia, e ci dice che noi coincidiamo con quella piccola macchia. E allora ben venga lo scossone di Paolo, perché possiamo ritornare in noi stessi, rimettere le cose in ordine e rifissare lo sguardo in alto, verso Colui che ci ama prima di tutto e indipendentemente da tutto, per amore ci cerca ogni giorno e con il suo amore ci trasforma.

Scarica la nostra App su