1Tessalonicesi 4,1-8 con il commento di Andrea Coralli



Dalla prima lettera di San Paolo apostolo ai Tessalonicesi
1Ts 4,1-8 

Testo del brano
Fratelli, vi preghiamo e supplichiamo nel Signore Gesù affinché, come avete imparato da noi il modo di comportarvi e di piacere a Dio – e così già vi comportate –, possiate progredire ancora di più. Voi conoscete quali regole di vita vi abbiamo dato da parte del Signore Gesù. Questa infatti è volontà di Dio, la vostra santificazione: che vi asteniate dall’impurità, che ciascuno di voi sappia trattare il proprio corpo con santità e rispetto, senza lasciarsi dominare dalla passione, come i pagani che non conoscono Dio; che nessuno in questo campo offenda o inganni il proprio fratello, perché il Signore punisce tutte queste cose, come vi abbiamo già detto e ribadito. Dio non ci ha chiamati all’impurità, ma alla santificazione. Perciò chi disprezza queste cose non disprezza un uomo, ma Dio stesso, che vi dona il suo santo Spirito.

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
A.Fulero. Surrender. YouTubeStudios. Diritti Creative Commons

Meditazione
Andrea Coralli

Meditazione
Questa parola ci esorta ad astenerci dall’impurità, ci esorta a non lasciarci dominare dalla passione a trattare il nostro corpo con rispetto. Che parole anacronistiche. Parole di un tempo che fu. Il mondo di oggi è ipertrofico rispetto all’impurità, anzi è un valore aggiunto, mentre parole come castità e verginità risultano avere un senso quasi dispregiativo. Viviamo nell’era dello sdoganamento della pornografia e dell’impurità. Tutti siamo dentro a questo sistema. E’ già tutto perduto? Siamo già dannati? Rimasi sconvolto quella volta che sentii le parole di un prete che disse: «Nulla è da censurare». Chiesi: «Nulla nulla? Nemmeno l’impurità?». «Quello in modo particolare», mi rispose. La ricerca del piacere sessuale, infatti, non va censurata, perché racconta di un desiderio profondo di felicità, il desiderio di essere amato, un desiderio presente nel DNA di ogni uomo. Tutti gli uomini della storia hanno fatto i conti con questo desiderio fondante dell’essere umano. Questo desiderio mette in moto, spinge l’uomo alla ricerca, lo invita a fare esperienza della felicità. Come è facile cadere nei surrogati della felicità, nell’impurità, ripiegare per avere attimi invece che una vita. Dio ci ha chiamati alla santificazione e per farlo ci dona lo Spirito Santo, dice la parola al versetto 7. Siamo chiamati alla felicità che non ha il sapore dei surrogati che conosciamo benissimo, non è la soddisfazione immediata di un impulso. Ma è piuttosto un ascoltare quell’impulso, prenderlo seriamente, non soddisfarlo e non censurarlo, accoglierlo come la parte più vera della persona, il grido più profondo, per poi, infine, presentarlo allo Spirito Santo chiedendogli di metterlo a frutto, di trasformarlo in quello che vuole Lui. Lo Spirito Santo, che ci ama profondamente, ci farà fare il nostro percorso unico, come unico è il DNA, ma con la stessa meta per tutti, la santificazione, la vera felicità. La cosa sconvolgente è che queste cose non sono credibili fino al giorno in cui non si sperimentano personalmente. Ognuno di noi, invocando lo Spirito Santo in ogni momento, può sperimentare concretamente la sua presenza e incamminarsi verso la felicità. Per noi uomini e donne del terzo millennio la lotta è ardua, perché cadiamo velocemente e ripetutamente nell’impurità dilagante. Allora fortifichiamoci a vicenda, aiutiamoci vicendevolmente per progredire ancora di più nel cammino, e lo Spirito Santo di Dio farà fiorire il nostro desiderio con frutti inaspettati.

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