Esodo 19,1-2.9-11.16-20b con il commento di Massimo Gasperoni e di Cosetta Giovannini



Dal libro dell'Esodo
Es 19,1-2.9-11.16-20b 

Testo del brano
Il terzo mese dall’uscita degli Israeliti dalla terra d’Egitto, nello stesso giorno, essi arrivarono al deserto del Sinai. Levate le tende da Refidìm, giunsero al deserto del Sinai, dove si accamparono; Israele si accampò davanti al monte. Il Signore disse a Mosè: «Ecco, io sto per venire verso di te in una densa nube, perché il popolo senta quando io parlerò con te e credano per sempre anche a te». Mosè riferì al Signore le parole del popolo. Il Signore disse a Mosè: «Va’ dal popolo e santificalo, oggi e domani: lavino le loro vesti e si tengano pronti per il terzo giorno, perché nel terzo giorno il Signore scenderà sul monte Sinai, alla vista di tutto il popolo». Il terzo giorno, sul far del mattino, vi furono tuoni e lampi, una nube densa sul monte e un suono fortissimo di corno: tutto il popolo che era nell’accampamento fu scosso da tremore. Allora Mosè fece uscire il popolo dall’accampamento incontro a Dio. Essi stettero in piedi alle falde del monte. Il monte Sinai era tutto fumante, perché su di esso era sceso il Signore nel fuoco, e ne saliva il fumo come il fumo di una fornace: tutto il monte tremava molto. Il suono del corno diventava sempre più intenso: Mosè parlava e Dio gli rispondeva con una voce. Il Signore scese dunque sul monte Sinai, sulla vetta del monte, e il Signore chiamò Mosè sulla vetta del monte.

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
P.Patrikios. Away. YouTubeStudios. Diritti Creative Commons

Meditazione
Massimo Gasperoni e Cosetta Giovannini
Recita Cosetta Giovannini

Meditazione
Questo brano mi provoca molto sulla liturgia, sembra veramente la descrizione di un’azione liturgica che si inserisce in un periodo preciso dell’anno, più o meno nel periodo di Maggio o Giugno, dove il popolo incontra la presenza reale di Dio, ascolta la sua parola, e offre inni di lode con attenzione anche al candore delle vesti. La realtà del popolo ebraico è ritornata alle origini, all’accampamento con le tende, come gli antichi patriarchi nomadi, è alla ricerca delle sue radici che non vengono rinnegate anzi, diventano parte del sacro. L’immagine del monte riporta sicuramente a questo, descritto come un vulcano in piena attività, che fa tremare la terra e dal quale scendono fiumi di lava fumante, avvolti da una densa nube di fumo; di fronte a segni così grandiosi il popolo di Israele, grazie all’intervento di Mosè, chiamato da Dio a mediare per Lui, rimane in contemplazione nell’attesa dell’esito del dialogo di Mosè e Dio, che potrebbe significare un ammonimento oppure una grande benedizione. Il primo risultato di questa azione è la santificazione del popolo, cioè l’offerta e l’affidamento a Dio di tutta la vita, delle famiglie, degli animali, dei beni, accogliendo che tutto ciò che si ha è dono di Dio e richiede il rendimento di grazie. Santificazione non è rendere infallibili, ma sentirsi appartenenti a Dio, non poterne fare a meno, riconoscere in lui la fonte della nostra felicità, lasciarsi accompagnare nelle scelte quotidiane, nella soluzione dei problemi. Il secondo risultato è il rendere visibile e udibile ciò che non lo è mai attraverso i sensi, quindi vedere il fumo e il fuoco, stare alle pendici del monte in piedi; l’azione liturgica è concreta, fisica, si ascolta e si guarda, partecipando con tutta la persona. Non è spiritualità ascetica, meramente interiore, ma è concretezza, incarnazione, c’è movimento, ad un certo punto il popolo si incammina in processione uscendo dall’accampamento, con alla testa la propria guida, il pastore. Anche noi abbiamo bisogno di riconoscere l’importanza della figura del pastore, quando invece molto spesso siamo giudici, non riconoscendo la scelta di Dio, di averci messo quella persona come guida, dobbiamo invece affidarci al Signore e alla sua chiamata. Preghiamo il Signore affinché chiami sempre più persone ad essere portavoce Suoi e della Sua Parola, nella vita come unica grande liturgia, e perché ognuno di noi sia sempre più capace di mettersi in cammino dietro ad una guida, altrimenti siamo come bendati nella nebbia.

 

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