Esodo 1,8-14.22 con il commento di Massimo Gasperoni e Cosetta Giovannini



Dal libro dell'Esodo
Es 1,8-14.22 

Testo del brano
In quei giorni, sorse sull’Egitto un nuovo re, che non aveva conosciuto Giuseppe. Egli disse al suo popolo: «Ecco che il popolo dei figli d’Israele è più numeroso e più forte di noi. Cerchiamo di essere avveduti nei suoi riguardi per impedire che cresca, altrimenti, in caso di guerra, si unirà ai nostri avversari, combatterà contro di noi e poi partirà dal paese». Perciò vennero imposti loro dei sovrintendenti ai lavori forzati, per opprimerli con le loro angherie, e così costruirono per il faraone le città-deposito, cioè Pitom e Ramses. Ma quanto più opprimevano il popolo, tanto più si moltiplicava e cresceva, ed essi furono presi da spavento di fronte agli Israeliti. Per questo gli Egiziani fecero lavorare i figli d’Israele trattandoli con durezza. Resero loro amara la vita mediante una dura schiavitù, costringendoli a preparare l’argilla e a fabbricare mattoni, e ad ogni sorta di lavoro nei campi; a tutti questi lavori li obbligarono con durezza. Il faraone diede quest’ordine a tutto il suo popolo: «Gettate nel Nilo ogni figlio maschio che nascerà, ma lasciate vivere ogni femmina».

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
P.Patrikios. Away. YouTubeStudio. Diritti Creative Commons

Meditazione
Massimo Gasperoni e Cosetta Giovannini
Recita Massimo Gasperoni

Meditazione
Dopo aver concluso tutte le vicende di Giuseppe in Egitto, questo secondo libro del Pentateuco inizia con l’intervento di un re d’Egitto, che si trova a doversi confrontare con la realtà del suo popolo, che sfrutta come schiavi gli ebrei, i quali sono molto numerosi. La prima cosa che fa il faraone è diffondere delle fake news sul popolo ebraico, popolo lavoratore e pacifico al quale vengono attribuite caratteristiche di ingratitudine e belligeranza, e questo solo per riuscire a trattenere sempre più risorse per il popolo egiziano, cercando di sfruttare ancora di più la forza lavoro degli ebrei. Questo è il periodo storico in cui Dio si affaccia e comincia a osservare un popolo da “acquistare”, da eleggere come suo popolo. Tutto quello che il faraone decide di fare, per contrastare la crescita del popolo ebraico, si rivela controproducente, ovvero ottiene l’esatto contrario del suo obiettivo iniziale: più viene sfruttato e maltrattato, più si rinforza e si moltiplica. Il faraone quindi, trovandosi in difficoltà, inizia a prendere decisioni addirittura contro la vita, ordinando l’uccisione di tutti i figli maschi. Quest’ultima decisione del faraone, secondo noi, è l’evento che da modo a Dio di iniziare la sua rivelazione, come vedremo nei paragrafi successivi. La figura del faraone ci richiama quella di Erode, sovrano ai tempi della nascita di Gesù, anche lui macchiatosi di azioni contro la vita di bambini innocenti, e sempre spinto dalla paura di perdere il potere e il controllo sul popolo. Secondo noi Dio, quando vede la nostra vita innocente calpestata, interviene nella storia, si fa carne e si fa vita proprio attraverso quella carne innocente che viene calpestata. Il messaggio che ci arriva e che vogliamo trasmettere, è l’amore di Dio per la vita e l’invito che ci fa di custodirla e proteggerla, specialmente quando è fragile, debole e indifesa. Preghiamo il Signore perché nelle decisioni che siamo chiamati a prendere, non siamo guidati dalla paura di perdere il potere e la ricchezza, ma piuttosto dall’amore per le persone, specialmente le più indifese e deboli. Come ai tempi del Coronavirus, quando le nostre scelte e i sacrifici non sono stati solo per il nostro interesse o per la paura di essere contagiati, quanto per evitare che le persone più fragili venissero messe in pericolo di vita, ritenuta di “minor valore” solo per il fatto di essere avanti negli anni e già con malattie pregresse. La logica di Dio è l’esatto contrario: proprio quelle sono per lui le vite da proteggere maggiormente.

Scarica la nostra App su