Matteo 6,24-34: "I gigli del campo...". (Commento di don Franco Mastrolonardo)



Parola del Signore
Dal Vangelo secondo Matteo 6, 24-34

Testo del Vangelo
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza.
Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito?
Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita?
E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede?
Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno.
Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.
Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena».

Recita
Roberto Lionetti

Musica di sottofondo
Arrangiamento musicale con chitarra di Gabriele Fabbri

Meditazione
Don Franco Mastrolonardo

Meditazione
Nel bellissimo film "Uomini di Dio" si racconta la storia realmente accaduta di una comunità di monaci circestensi, che negli anni novanta vivevano in Algeria, inseriti nel contesto islamico, vivendo in armonia con i loro fratelli musulmani. Arriva poi il terrorismo degli integralisti e i monaci sono invitati dal governo algerino a lasciare il monastero per non rischiare la vita. A quel punto i monaci devono decidere se rimanere o no. Hanno fra di loro frequenti confronti e mi ha colpito nel film un dialogo tra due monaci, dove uno dei due è convinto di lasciare e tornare in Francia e pone come punto di forza questa convinzione: "Non posso decidere di consegnare la mia vita a un gruppo di terroristi". E l'altro lo controbatte con una frase lapidaria: "Ti ricordo che tu hai già consegnato la tua vita a Cristo". Se questo vale per un monaco consacrato non di meno vale per ogni cristiano. La nostra vita non ci appartiene, appartiene a Dio. Ma non è facile convincerci di questo. Ci sentiamo proprietari di ciò che abbiamo, dalle cose materiali alle relazioni, dalla casa ai figli e ancora di più ci sentiamo padroni della nostra vita. Ma proprio di qui nasce l'ansia ed ogni preoccupazione: dalla paura di perdere ciò che riteniamo nostro e viviamo la vita per accumulare e difendere. A quel punto tutti ci diventano nemici, potenziali ladri delle nostre ricchezze e il primo nemico da combattere è il tempo, implacabile rapinatore della nostra giovinezza. Ecco, Gesù di fronte alle ansie dell'uomo ci conferma la nostra appartenenza a Dio. Non è un Dio qualunque, è un Padre! Quindi cosa temere? "Il Padre vostro celeste sa di cosa avete bisogno”.

Scarica la nostra App su