Matteo 6,7-15: "Padre nostro". (Commento dei padri Gesuiti di Villapizzone)



Parola del Signore
Dal Vangelo secondo Matteo 6,7-15

Testo del Vangelo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.
Voi dunque pregate così:
Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male.
Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».

Recita
Martina Pasini

Musica di sottofondo
Arrangiamento musicale di Gabriele Fabbri

Meditazione
Padri Gesuiti di Villapizzone. File audio tratto da www.gesuiti-villapizzone.it

Meditazione
Chiamare Dio Padre significa un'appartenenza, che è un'appartenenza reciproca, che è una relazione di affetto reciproca di lui con noi, di noi con lui; lui è nostro, noi siamo suoi. Questo ci fa vivere, in termini profondi e veri. Uno se non è significativo per nessuno, se non ha nessuno che è significativo per lui non vive, sopravvive al massimo.
Padre Nostro: che è di Gesù, innanzi tutto e perciò è di tutti noi. La preghiera, che chiama così Dio ha una sua efficacia, perché rende Dio Padre o gli ricorda che sia più consapevole che lui è Padre nei nostri confronti.
Che sei nei cieli. Indica, più che un'ambientazione, una collocazione geografica, la trascendenza, la distanza rispetto a noi. Questa lontananza, distanza, trascendenza siderale e la vicinanza. Questa sintesi è quasi allusiva della paternità e della maternità, cioè della forza: grandezza e tenerezza.

Scarica la nostra App su