Matteo 22,1-14: "L'abito nuziale...". (Commento di don Franco Mastrolonardo)



Parola del Signore
Dal Vangelo secondo Matteo 22, 1-14

Testo del Vangelo
In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole ai capi dei sacerdoti e ai farisei e disse:
«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.
Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.
Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.
Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.
Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

Meditazione
La parabola che racconta Gesù ha qualcosa della favola di Cenerentola. La scenografia è il banchetto di nozze, come nella fiaba è il ballo principesco. Gli invitati? Non i più scontati, ma quelli a cui nessuno pensava, quelli trovati ai crocicchi delle strade; dei novelli Cenerentola insomma. Anche il trovar in quattro e quattr’otto l’abito nuziale di questi invitati dell’ultima ora ha un po' di sapore magico, proprio come nella favola del film della Disney.
Ma l’imprevisto finale, quello no. Quello cambia. Nella favola l’invitata speciale, Cenerentola, sapendo che avrebbe perso tutto allo scoccar della mezzanotte, esce di scena; nel Vangelo invece un commensale senza vestito viene colto in flagrante, cacciato dalla festa in malo modo e condannato alle tenebre. Il motivo? Non aveva l’abito nuziale. Hans Urs von Balthasar, un grande teologo del secolo scorso, nel suo libro “Stati di vita del cristiano” fa questa affermazione: siamo dei poveracci che il re invita a nozze. Per non sfigurare di fronte agli abitanti del palazzo, ci confeziona un vestito regale su misura. Sono le famose "vesti di salvezza" citate dal profeta Isaia. Se presupponessimo invece di esser salvi da per noi e ci togliessimo quel vestito di grazia da dosso, non solo faremmo una figuraccia, sfigurando di fronte ai nobili della festa, ma oltretutto verremmo cacciati fuori. Meglio allora l’umiltà di Cenerentola che non può osare più di quanto le è stato chiesto di fare. L'umiltà alla fine vince sempre.

Recita
Simona Mulazzani

Musica di sottofondo
Arrangiamento musicale con chitarra di Gabriele Fabbri

Meditazione
Don Franco Mastrolonardo

Letture di Domenica 11 Ottobre 2020
XXVIII settimana del Tempo Ordinario 

Prima Lettura
Dal libro del profeta Isaìa 25,6-10

Preparerà il Signore degli eserciti
per tutti i popoli, su questo monte,
un banchetto di grasse vivande,
un banchetto di vini eccellenti,
di cibi succulenti, di vini raffinati.
Egli strapperà su questo monte
il velo che copriva la faccia di tutti i popoli
e la coltre distesa su tutte le nazioni.
Eliminerà la morte per sempre.
Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto,
l’ignominia del suo popolo
farà scomparire da tutta la terra,
poiché il Signore ha parlato.
E si dirà in quel giorno: «Ecco il nostro Dio;
in lui abbiamo sperato perché ci salvasse.
Questi è il Signore in cui abbiamo sperato;
rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza,
poiché la mano del Signore si poserà su questo monte».
 

Salmo responsoriale
Dal Salmo 22
 
R. Abiterò per sempre nella casa del Signore.
Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia. R.

Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza. R.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca. R.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni. R.
 

Seconda lettura
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi 4,12-14.19-20

Fratelli, so vivere nella povertà come so vivere nell’abbondanza; sono allenato a tutto e per tutto, alla sazietà e alla fame, all’abbondanza e all’indigenza. Tutto posso in colui che mi dà la forza. Avete fatto bene tuttavia a prendere parte alle mie tribolazioni.
Il mio Dio, a sua volta, colmerà ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza con magnificenza, in Cristo Gesù.
Al Dio e Padre nostro sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.

 

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