Gàlati 1,6-12 con il commento di Patrizia Sensoli



Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati
Gal 1,6-12

Testo del brano
Fratelli, mi meraviglio che, così in fretta, da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo voi passiate a un altro vangelo. Però non ce n’è un altro, se non che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo.
Ma se anche noi stessi, oppure un angelo dal cielo vi annunciasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunciato, sia anàtema! L’abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi annuncia un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema!
Infatti, è forse il consenso degli uomini che cerco, oppure quello di Dio? O cerco di piacere agli uomini? Se cercassi ancora di piacere agli uomini, non sarei servitore di Cristo!
Vi dichiaro, fratelli, che il Vangelo da me annunciato non segue un modello umano; infatti io non l’ho ricevuto né l’ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
Emmit Fenn. Allégro. Diritti Creative Commons

Meditazione
Patrizia Sensoli

Meditazione
La lettera che Paolo scrive agli abitanti della Galazia ha un incipit inconsueto rispetto alle altre lettere dell’apostolo. Non ci sono ringraziamenti o benedizioni ma un ammonimento severo, un forte rimprovero a quelle comunità, un richiamo potente a ritrovare la centralità di Cristo nella loro esperienza di fede. Gruppi di giudei cristiani inseriti tra i Gàlati (che, ricordiamolo,  erano pagani) stavano infatti diffondendo l’idea che per essere cristiani migliori occorresse anche farsi circoncidere e seguire le norme e le leggi della purità rituale giudaica. Quando Paolo parla di alcuni che vogliono turbare e sovvertire il Vangelo di Cristo, parla di questo, parla del pericolo di pensare che la salvezza vada in qualche modo garantita anche dalle opere degli uomini. Si tratta di un pericolo sottile che rimane sotto traccia ma può minare le fondamenta della fede perché ci fa pensare che ci salviamo solo se seguiamo scrupolosamente determinate regole e precetti. Quello di Paolo e’ un vero e proprio grido di dolore e di orrore che nasce nel cuore tanto da arrivare a maledire chiunque (persino un angelo del cielo, persino se stesso) chiunque annunci un Vangelo diverso da quello di Cristo, l’unico Vangelo, perché il solo a portare agli uomini un messaggio di salvezza. L’abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi annuncia un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema! (v.9) L’apostolo nell’ultimo capitolo ci dice di aver scritto la lettera con grossi caratteri, mi immagino in particolare queste righe scritte a lettere grandi, staccate per potenziarne la forza espressiva, parole “gridate” come a voler risvegliare una comunità anestetizzata, assopita, inconsapevole del rischio che sta correndo, quello di perdersi, pur facendo cose buone e opere di bene ma sbagliando direzione, cercando cioè di piacere agli uomini e non a Dio. Questo è il punto: quando il nostro baricentro si sposta da Cristo a noi stessi, ecco, allora può accadere che pensiamo di doverci meritare la salvezza, di dovercela costruire attraverso l’osservanza di pratiche e regole, o di essere noi a salvare attraverso le nostre opere buone, dimenticandoci che la salvezza è sempre e solo dono di Dio, che è sempre e solo Lui che agisce e realizza quel Bene che a volte pensiamo di essere noi a compiere.

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