Isaia 26, 7-9.12.16-19 con il commento di Manuel Semprini



Dal libro del profeta Isaia
Is 26,7-9.12.16-19

Testo del brano 
Il sentiero del giusto è diritto, il cammino del giusto tu rendi piano. Sì, sul sentiero dei tuoi giudizi, Signore, noi speriamo in te; al tuo nome e al tuo ricordo si volge tutto il nostro desiderio. Di notte anela a te l’anima mia, al mattino dentro di me il mio spirito ti cerca, perché quando eserciti i tuoi giudizi sulla terra, imparano la giustizia gli abitanti del mondo. Signore, ci concederai la pace, perché tutte le nostre imprese tu compi per noi. Signore, nella tribolazione ti hanno cercato; a te hanno gridato nella prova, che è la tua correzione per loro. Come una donna incinta che sta per partorire si contorce e grida nei dolori, così siamo stati noi di fronte a te, Signore. Abbiamo concepito, abbiamo sentito i dolori quasi dovessimo partorire: era solo vento; non abbiamo portato salvezza alla terra e non sono nati abitanti nel mondo. Ma di nuovo vivranno i tuoi morti. I miei cadaveri risorgeranno! Svegliatevi ed esultate voi che giacete nella polvere. Sì, la tua rugiada è rugiada luminosa, la terra darà alla luce le ombre.

 

 

Recita
Cristian Messina

Musica di sottofondo
J.S.Bach. Goldberg Variations. BWV 988-10. Variatio 9 a 1 Clav. Canone alla terza. Kimiko Ishizaka. Diritti Creative Commons. Musopen.org

Meditazione
Manuel Semprini

Commento

All’inizio di questi versetti di Isaia si percepisce la ricerca quasi febbrile di Dio: «Di notte anela a te l’anima mia, al mattino dentro di me il mio spirito ti cerca» (v. 9). L’immagine poetica colpisce e ci ricorda il nostro instancabile e continuo desiderio di infinito. Ma questa inquietudine, se c’è fede, può trovare ristoro nella pace che Dio ci offre e che è il dono messianico per eccellenza. Infatti, la promessa «Signore, ci concederai la pace» (v. 12) sembra riecheggiare l’affermazione di Gesù: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace» (Gv 14,27). L’impegno preso dal Signore con i suoi fedeli ha raggiunto il suo compimento nell’offerta del Figlio. E questa suggestione appare ravvivata anche dai versetti finali, dove alle tribolazioni del popolo d’Israele, che soffre al pari di «una donna incinta che sta per partorire» (v. 17), sembrano corrispondere le «doglie del parto» di cui geme «tutta insieme la creazione» (Rm 8,22). Tutte le creature desiderano riconoscersi e ricongiungersi al loro Creatore. Se ciò non accade, ecco tornare l’inquietudine e il malessere. Alla sofferenza, però, segue la gioia e la quiete, perché il Signore non ci lascia da soli e non ci abbandona nemmeno alla morte. Dio ci farà risorgere, ci darà luce e spegnerà ogni sete di giustizia e di senso, perché – con un’altra bellissima immagine del profeta – «la tua rugiada è rugiada luminosa» (v. 19).

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