Giovanni 20,19-31: "Tommaso...". (Commento di don Franco Mastrolonardo)



Parola del Signore
Dal Vangelo secondo Giovanni 20,19-31

Testo del Vangelo
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

Recita
Federica Lualdi

Musica di sottofondo
P.H.Erlebach. Halleluja. Performer Michel Rondeau. Diritti Creative Commons. musopen.org

Meditazione
Don Franco Mastrolonardo

Meditazione
Suoneranno dissonanti agli orecchi dei teologi e dei liturgisti queste parole. Eppure la fonte è del tutto autorevole: Pierangelo Sequeri preside della Facoltà teologica dell'Italia settentrionale. Vi invito ovviamente ad ascoltare l’intera lezione su YouTube dal titolo “La bellezza evangelizzante della liturgia”. Però il senso del discorso è un po' questo: noi occidentali, figli di una religiosità illuminista, abbiamo dimenticato la teologia del gesto. La nostra spiritualità diffida di chi tocca, di chi balla, di chi bacia, di chi stringe mani, diffida della corporeità e delega alla mente la gestione del sacro e della preghiera. D’altronde non dice Gesù nel Vangelo di oggi “beati quelli che pur non avendo visto hanno creduto ?”. E così addio ai sensi di cui gli occhi sono emblema, e spazio alla mente e all’anima che credono senza vedere. 
Ma se ci si ferma unicamente a questa frase non si rende verità ad un Vangelo molto più complesso e ricco. E’ vero che Gesù indica come via di santificazione la fede cieca, ma questo è il punto d’arrivo. Il resto è invece un vedere, un sperimentare, un toccare. Dirà san Giovanni nelle sue lettere: "Ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita poiché la vita si è fatta visibile, noi l'abbiamo veduta".
Guardiamo allora questo Vangelo nella sua interezza. Non è forse Gesù che si lascia vedere dagli apostoli? Non è forse Gesù che si lascia toccare da Tommaso? Gesù poteva anche costringere Tommaso ad un fidarsi degli altri, poteva scegliere di non farsi più vedere, di obbligarlo al credere senza vedere. Invece no. E’ tornato per farsi vedere da lui, per farsi incontrare, addirittura per farsi toccare.
Come è bello e sensuale quel dipinto del Caravaggio che ci mostra la mano di Gesù che prende con decisione il dito di Tommaso e lo immerge nella ferita del costato. E lì dietro i due super apostoli Pietro e Giovanni curiosissimi che guardano quasi ingelositi. Altro che credere senza vedere. Qui vogliono tutti vedere. Abbiamo bisogno di vedere e di far vedere. La nostra spiritualità vive dell’incarnazione. Concludo con questo passaggio del Cardinal Ravasi.

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