Luca 2,22-40: "Tra le braccia". (Commento del Centro Aletti a cura di fra Roberto Pasolini)



Parola del Signore
Dal Vangelo secondo Luca 2,22-40

Testo del Vangelo
Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore-  come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» - e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d'Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch'egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione - e anche a te una spada trafiggerà l'anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui. Parola del Signore.

Recita
Simone Fagioli

Musica di sottofondo
Al Vangelo: Arrangiamento musicale di Gabriele Fabbri
Alla meditazione: Musica di Renata Russo

Meditazione
Fra Roberto Pasolini

Briciole di Parola è il commento alle letture del giorno del Centro Aletti. La guida: Fra Roberto Pasolini, frate minore cappuccino, biblista, che ha frequentato l’Atelier di Teologia del Centro Aletti nel 2016-2017.
Si ringrazia il Centro Aletti per la gentile concessione all'utilizzo dei suoi contenuti audio e video.
https://www.centroaletti.com

Meditazione
Le domande con cui il profeta Malachia si interroga, annunciando il giorno futuro, quando il Signore entrerà finalmente nel suo tempio, risuonano un po’ cupe e minacciose. Eppure sappiamo che quando il giorno finalmente giunge, la venuta del Signore non incute alcun timore, anzi egli arriva nel suo tempio portato in braccio da sua madre e da suo padre, viene poi passato alle braccia dell’anziano Simeone, che spalanca il suo cuore a una gioia improvvisa, che la Chiesa ha assunto come preghiera, capace di portare a compimento la lode di ogni giorno, il cosiddetto Cantico di Simeone, che recita nell’ora di compieta. Colui che nessuno può portare e supportare, si lascia invece portare e accogliere da tutti. Colui che neppure i cieli possono contenere si lascia invece raccogliere nelle nostre piccole mani. Questo è il mistero dell’incarnazione, ma questo è anche il Mistero dell’incontro di Dio con il suo popolo, che oggi proprio dopo quaranta giorni dopo la natività celebriamo come festa. Ciò che dobbiamo dunque temere in questo giorno non è dunque il giudizio o la potenza di Dio, ma esattamente il contrario. Il Signore viene in un modo così povero e umile che possiamo correre il rischio di non riconoscerlo, di non accoglierlo, dunque di non testimoniare neppure la sua luce. La liturgia di questa festa si apre infatti con un suggestivo lucernario, un gesto molto simbolico che funge da introduzione alla celebrazione eucaristica. Tutti i fedeli sono invitati a prendere tra le mani la fiamma di una candela, simbolo per eccellenza della manifestazione di Dio. E’ Un rito semplice, familiare, eppure ricco di allusioni alla Pasqua e al battesimo. Il Verbo fatto carne nella nostra umanità è una luce di rivelazione per le genti, eppure questa luce non è una luce che abbaglia, che si impone, è come la luce di una candela che rischiara il cammino per chi è disposto a non rimanere fermo dove si trova ma riprendere continuamente il santo viaggio verso il regno del Padre, quel regno dove tutti saremo finalmente liberati dalla paura di morire e anche di quella di vivere fino in fondo la nostra immagine e somiglianza con Dio.

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