
Parola del Signore
Dal Vangelo secondo Matteo 2,13-18
Testo del Vangelo
I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».
Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
«Dall'Egitto ho chiamato il mio figlio».
Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esatezza dai Magi.
Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremìa:
«Un grido è stato udito in Rama,
un pianto e un lamento grande:
Rachele piange i suoi figli
e non vuole essere consolata,
perché non sono più».
Recita
Federico Fedeli
Musica di sottofondo
J.S.Bach. Christmas Oratorio - Part 41-46 I.2. Diritti Creative Commons, musopen.org
Meditazione
Enzo Bianchi.
File audio tratto da "Uomini e profeti. Narrazioni". Trasmissione del 24.12.2017
Con Marinella Perroni ed Enzo Bianchi.
Meditazione
Come si puo pensare alla nascita, per di più alla nascita prepotente di un Messia, un Salvatore su questo sfondo di sangue innocente, di colpa che sappiamo bene, attraversa non solo i nostri telegiornali ma attraversa la nostra realtà quotidiana.
Questo non è facile, oserei dire che è paradossale e fa parte purtroppo del nucleo duro del Cristianesimo. Mi permetto di ricordarvi quel dramma "Thomas Beckett" di Eliot in cui il personaggio dice: noi stiamo festeggiando la nascita di Gesù, è un bambino e facciamo festa per questa nascita, perché la nascita significa vita, vita che giunge, vita che viene, significa la speranza, significa aprire al futuro, ma poi Eliot mette in questa omelia di Becket.Dice: nello stesso tempo facciamo memoria della morte di Gesù... che strani noi cristiani, dice... questa paradossalità...come si fa a parlare di una morte e nello stesso tempo però parlare della vita? E' un dramma grande, è un dramma che, io credo, possiamo solo affrontare quando ci siamo dentro, quando noi precipitiamo in questa situazione, in cui il male ci avvolge, il male ci rende preda e non noi ma tanti altri, anche loro avvolti dal male e preda del male sono poi delle persone innocenti, sono deboli, sono degli ultimi che non sanno neanche perché soffrono, perchè... noi dobbiamo pensare a questi milioni di persone che in questo momento nel mondo, tra i migranti, tra quelli delle guerre...penso soprattutto al Medio Oriente, non sanno perché si fanno queste guerre, non sanno perché sono travolti dal male, non sanno perché piovono su di loro le bombe e si domanderanno ma perché...perché... eppure abbiamo visto anche lì l'affermazione della vita, una fotografia credo che tutti ci ha colpito è che nella fuga che si facava dalla città di Aleppo un giovane portava sulla schiena il nonno vecchio, quasi una raffigurazione di quello che nell'Enea portava il padre Anchise...insomma la vita dà poi dei segni e mostra che alla fin fine bisogna dirlo, è anche capace di una vittoria sul male, il male nella sua banalità, il male nella sua totalità distruttiva... L'evento dell'incarnazione di Dio è la consolazione di Israele, è la venuta del Messia è la venuta del liberatore. Consolazione è quello che noi possiamo fare, niente di più nella prova, non dobbiamo usare troppe parole. Ma la consolazione che a volte è semplicemente mano nella mano, guancia contro la guancia, occhio contro occhio, senza dire parole ma consolare dicendo: sono qui, sono vicino, partecipo al tuo dolore, questo mi sembra il grande messaggio ma soprattutto qualcosa che ognuno di noi può fare. Tutti, veramente tutti, ogni volta che sempra regnare la sofferenza e la morte, noi possiamo essere soggetti di consolazione.
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