
Parola del Signore
Dal Vangelo secondo Luca 1,26-38
Testo del Vangelo
Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l'angelo si allontanò da lei.
Recita
Gennj Fabbrucci
Musica di sottofondo
Al Vangelo: Arrangiamento musicale di Gabriele Fabbri
Alla meditazione: Musica di Renata Russo
Meditazione
Fra Roberto Pasolini
Briciole di Parola è il commento alle letture del giorno del Centro Aletti. La guida: Fra Roberto Pasolini, frate minore cappuccino, biblista, che ha frequentato l’Atelier di Teologia del Centro Aletti nel 2016-2017.
Si ringrazia il Centro Aletti per la gentile concessione all'utilizzo dei suoi contenuti audio e video.
https://www.centroaletti.com
Meditazione
Esiste un modo troppo remissivo di pregare che, letteralmente, stanca la pazienza di Dio. Quello che il re Acaz non riesce a fare, fiorisce con grande naturalezza sulle labbra di Maria. Di fronte a un’incredibile Annunciazione la giovane figlia di Israele resta turbata ma non paralizzata, tanto che la sua mente cerca subito di mettersi in dialogo con il messaggero celeste.
Acaz al contrario, non volendo peccare di orgoglio, fa decadere il suo rapporto con il Signore in una sterile e inutile sudditanza. Rinuncia alle domande, all’approfondimento, non tanto per rispetto di Dio ma per paura di esercitare davanti a Lui il compito della sua libertà.
Maria, al contrario, ascolta con attenzione l’angelo e poi lo interroga con curiosità; la fede non vuole escludere la nostra ragione e il nostro desiderio di conoscere, anzi cerca la parte migliore di noi stessi per elevarla alle cose grandi e impossibili che solo Dio può rivelare e compiere nello spazio della nostra piccola umanità.
L’interrogativo di Maria è tutto diverso da quello che ha reso muto il sacerdote Zaccaria. Pur avendo molte più ragioni di chiedere spiegazioni e rassicurazioni la giovane fanciulla di Nazareth non domanda al Signore di essere esonerata dal peso della libertà, anzi fa diventare ciò che le viene annunciato anche il frutto del suo desiderio, domandando soltanto in che modo potrà concretizzarsi la Parola e il disegno di Dio. In questo modo l’esercizio della libertà diventa per Maria un peso leggero. Quando la Vergine si accorge che nel disegno a cui sta partecipando con libertà e con creatività c’è la firma di Dio, Maria si prende il diritto di concludere lei stessa l’annunciazione e di congedare l’Angelo per spalancare le porte al Natale del Signore nella nostra umanità.