
Parola del Signore
Dal Vangelo secondo Luca 16,19-31
Testo del Vangelo
In quel tempo, Gesù disse ai farisei:
«C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”.
Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”.
E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».
Musica di sottofondo
Al Vangelo: Arrangiamento di Gabriele Fabbri
Alla meditazione: Musica di Renata Russo
Meditazione
Fra Roberto Pasolini
Briciole di Parola è il commento alle letture del giorno del Centro Aletti. La guida: Fra Roberto Pasolini, frate minore cappuccino, biblista, che ha frequentato l’Atelier di Teologia del Centro Aletti nel 2016-2017.
Si ringrazia il Centro Aletti per la gentile concessione all'utilizzo dei suoi contenuti audio e video.
https://www.centroaletti.com
Meditazione
C’è un’illusione con cui sempre tentiamo di convivere: l’idea che, in fondo in fondo, la nostra vita stia nelle nostre mani, il nostro futuro dentro i nostri progetti. Certo non lo diciamo apertamente, forse nemmeno sito disposti ad ammetterlo, eppure in una società in cui gli oroscopi quotidiani e gli atteggiamenti scaramantici sono ancora molto presenti, tutti ci scopriamo molto capaci di confidare soprattutto nella carne, che nel linguaggio biblico non significa altro che in noi stessi e nelle nostre forze. La voce profetica è durissima contro questo modo di vivere, addirittura lo maledice.
Riesce difficile immaginare che davvero sia possibile deliberatamente orientarsi verso uno scenario di morte e di solitudine in cui non si riesce neanche a vedere il bene che arriva o è presente. Pare assurdo decidere di diventare come alberi che nel deserto rimangono soli e sterili, eppure la parabola del fin troppo celebre ricco epulone conferma come e quanto sia possibile rimanere nell’inganno di un individualismo cieco, disattento di quanti sono, forse bussano alla nostra porta.
Colpisce il riferimento a quella “porta di casa” tragicamente chiusa, segno di un cuore sigillato e indurito. E’ simbolo dell’indifferenza di chi, chiuso dentro il suo egoismo, continua a pensare a sé, come se niente fosse. Spesso ci illudiamo di non dover continuamente aprire la porta delle nostre relazioni, di poter fare a meno di essere presenti nelle cose che facciamo, nelle parole che pronunciamo, nei modi con cui incontriamo e accogliamo l’altro. Così iniziamo a risparmiarci, a donarci solo a metà, ritagliando spazi di individualismo che poi diventano praterie di solitudine. La parola del vangelo ci annuncia che queste distanze tra noi e gli altri che un giorno potrebbero diventare un grande abisso, per il momento sono ancora percorribili..
Niente è ancora definitivo finché siamo vivi, il tempo per stendere le nostre radici altrove e altrimenti è adesso. Non dobbiamo aspettare che un segno, fosse anche quello della resurrezione dei morti venga a convincerci. Se non ascoltiamo e obbediamo alla realtà così com’è ora, con i suoi doni e con i suoi limiti, non potremo accedere a nessun altro modo di esistere domani. Prima della resurrezione del corpo è tempo dell’insurrezione del cuore. La forza con cui possiamo colmare tutte le percorribili distanze tra noi e chi attende, forse da tempo, di incontrare il nostro volto e il nostro cuore