Luca 9,18-22: "Voi, chi dite che io sia?". (Commento di don Franco Mastrolonardo)



Parola del Signore
Dal Vangelo secondo Luca 9,18-22

Testo del Vangelo
Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto».
Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio».
Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».

Recita
Ioanna Chebotarova

Musica di sottofondo
Arrangiamento musicale di Gabriele Fabbri

Meditazione
Don Franco Mastrolonardo

Meditazione
Ricordate quelle interrogazioni o quegli esami dove il professore ti faceva una domanda precisa e tu rispondevi, sì esattamente, ma ti mancavano tanti di quei dettagli, che il professore era costretto a spiegarti con pazienza tutto il contesto dove andava inserita la risposta? E tu constatavi amaramente di aver detto ben poca cosa rispetto a quello che voleva il professore. Così è oggi nel Vangelo. Gesù il Maestro fa gli esami ai suoi discepoli, li porta in un luogo solitario e inizia con le domande: "Cosa dice la gente di me?". Beh, questa non è una domanda difficile. Raccontare cosa fanno, dicono e pensano gli altri fa parte del nostro bagaglio dialogico. Nel parlare siamo molto più orientati a dire la vita degli altri che la nostra. Ci è naturalmente più facile e a volte questo rischia di farci scadere nella mormorazione. Ma non è il caso di questo incontro tra Gesù e suoi discepoli. La domanda pur facile ha comunque un contenuto altamente spirituale, per cui non c'è spazio per le chiacchere. Cosa dice la gente di Gesù? A questa domanda i discepoli rispondono, sembrerebbe dal Vangelo, tutti quanti. Poi Gesù, il Maestro, pone la domanda difficile: "E voi, chi dite che io sia?" Qui casca l'asino: questa è una domanda che zittisce i discepoli, tranne uno, Pietro, che istintivamente risponde; "Tu sei il Cristo di Dio". Certamente la risposta è esatta ma nello stesso tempo incompleta. Anche per questo Gesù ordina di non riferirlo a nessuno. Sì perchè limitarsi a dare di Gesù un'identità solamente divina è cosa rischiosa. Quante volte anche noi ostentiamo la nostra fede ponendovi, si un Gesù talmente idealizzato che poco ha a che fare con le fragilità umane e quindi con gli uomini. Cioè ci dimentichiamo della sua umanità. Allora Gesù aggiusta la risposta: "Caro Pietro, questo Cristo di Dio di cui parli è anche colui che sarà disprezzato dagli uomini, perseguitato e ucciso e dopo risorgerà". Non è il Dio delle vittorie facili, dei poteri e delle glorie, neppure delle sicurezze e delle verità certe. Diceva una vecchia canzone del Gen Rosso: "E' il Dio che ha creato ogni cosa ma ha nascosto l'Amore dietro le apparenze di morte e di dolore". Quindi è qui il contesto della risposta di Pietro. Solo nel dolore si capisce la vera identità di Gesù, il Cristo di Dio.

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