19 Settembre: San Gennaro (Biografia dialogata)



San Gennaro (19 settembre)
«Per avere una grazia da san Gennaro bisogna parlargli da uomo a uomo» afferma il signor Vincenzo, personaggio interpretato da Totò nel film del 1966 "Operazione san Gennaro", di Dino Risi, a sottolineare il rapporto speciale che ogni napoletano ha nei confronti del suo patrono. Eppure Gennaro, il cui nome deriva da Giano, divinità romana che ha dato il nome al primo mese dell’anno, era vescovo di Benevento..

Come mai allora è così visceralmente legato alla città partenopea?
Del festeggiato di oggi – uno dei quattordici Gennaro annoverati nel Martirologio Romano – sappiamo storicamente ben poco: i suoi natali sono contesi da Napoli, dal borgo calabrese di Calafatoni e da Benevento, città nella quale più probabilmente nacque nel 270 e in cui, grazie alla sua fede, fu acclamato vescovo. Di lui si narrano vicende verosimili unite ad altre più leggendarie: si dice ad esempio che subito dopo la nascita avrebbe dormito sulla nuda terra, facendo dure penitenze corporali, come astenersi dal latte materno nel giorno di venerdì.. Le notizie più certe riguardano il suo martirio. Come spesso accade, le vicende dei martiri sono narrate nei dettagli da quelle fonti chiamate “Atti dei martiri” o “Passio”, che si rifanno alla passione di Gesù. Nel caso di Gennaro la fonte più attendibile, forse risalente al VII secolo, prende il nome di “Atti bolognesi”, così chiamata perché un codice del 1180 è conservato proprio nella Biblioteca Universitaria di Bologna.

E cosa dicono di lui gli “Atti bolognesi”?
Recatosi dal giudice Draconzio assieme al diacono Festo e al lettore Desiderio, per chiedere la liberazione di un altro diacono, Sossio, venne imprigionato, costretto ad abiurare e a sacrificare agli dèi romani, ma rispose: «Noi offriamo ogni giorno all’onnipotente nostro Signore Gesù Cristo un sacrificio di lode, non ai vostri dèi vani». Questa frase decretò la loro condanna, che si sarebbe dovuta consumare all’indomani nell’anfiteatro di Pozzuoli, ma un imprevisto trattenne Draconzio, che optò per la decapitazione. Gennaro chiese una benda per coprirsi gli occhi e porse il collo al carnefice: era il 19 settembre del 305. La notizia della sua morte giunse presto anche agli orecchi dell’anziana madre che, colta da un malore, morì di dispiacere.

Le sue spoglie mortali dove riposano oggi?
Ecco la ragione che fa di Gennaro il patrono di Napoli! Dopo il martirio del gruppo, ogni comunità si recò sul luogo per raccoglierne i resti, ma nel caso di Gennaro si presentarono i napoletani. La ragione per cui non accorsero i beneventani rimane ignota. Fatto sta che da quel momento le reliquie del santo subiranno diverse traslazioni nel corso della storia. Dapprima nell’iniziale luogo di sepoltura, detto “Marcianum”, localizzato oggi a Fuorigrotta, nei pressi dello stadio San Paolo. Poi nelle catacombe di Capodimonte, enorme necropoli cristiana. Quindi, nell’831, il principe longobardo Sicone le trafugò (ad eccezione del capo e del sangue) per portarle a Benevento, città di cui era governatore, ma dopo tre secoli si diressero verso l’abbazia di Montevergine, in cui vennero nascoste, fino a che un monaco ne rivelò la posizione: era il 27 luglio 1480, e da quel momento i napoletani fecero di tutto per riportare il loro patrono in città, riuscendoci diciassette anni dopo. Una tradizione afferma inoltre che nell’871 alcune reliquie furono portate perfino nell’abbazia benedettina di Reichenau, su un’isola del lago di Costanza, tra Svizzera e Germania. 

Un vero pellegrinaggio post mortem per Gennaro!    
Proprio così. Il sigillo alla devozione di questo grande santo fu però dato il 1° febbraio 1586 dal papa francescano Sisto V, che lo inserì nel calendario della Chiesa universale. Il fatto che frate Felice Peretti, questo il suo nome anagrafico, fosse vissuto per anni a due passi dal duomo di Napoli, beh, non fu certo ininfluente. 

Cosa sappiamo invece riguardo al celebre miracolo del sangue?
«Che si creda alla compassione come miracolo e fonte della conoscenza oppure si creda al sangue di san Gennaro: io penso sempre di vivere in un’epoca che sfiora la follia», scrisse il filosofo Nietzsche. Ma siccome la fede è fatta anche di “divina follia”, si dice che nel 432, in occasione di una delle traslazioni del santo, una donna avrebbe consegnato al vescovo Giovanni due ampolle contenenti il sangue di Gennaro, che si liquefece davanti agli occhi del vescovo. Il primo miracolo attestato storicamente risale però al 1389. Verso la fine degli anni ’80 del secolo scorso un’equipe medica studiò scientificamente il sangue e le reliquie del santo, verificando che si trattava di un uomo sulla trentina alto un metro e 68 centimetri: statura quasi identica a quella di Diego Armando Maradona, altro “santo” laico venerato a Napoli! Scherzi a parte, è interessante che la scienza non abbia ancora saputo dare una risposta al prodigio, che, trattandosi in fondo di uno dei tanti miracoli eucaristici, rimanda alle testimonianze di tutti coloro che, sulle orme di Gesù, hanno saputo continuare a versare il sangue, ad offrire cioè la loro vita come dono. 

«Insegnaci, Gennaro, a saper “sciogliere” la nostra vita per i fratelli». 

Recita
Eugenio Festa, Cristian Messina

Musica di sottofondo
Arrangiamento di Gabriele Fabbri

 

Scarica la nostra App su