Giovanni 13,16-20: "Essere Chiesa". (Commento di don Davide Arcangeli)



Parola del Signore
Dal Vangelo secondo Giovanni 13,16-20

Testo del Vangelo
Dopo che ebbe lavato i piedi ai discepoli, Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica. Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma deve compiersi la Scrittura: Colui che mangia il mio pane ha alzato contro di me il suo calcagno. Ve lo dico fin d'ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io sono. In verità, in verità io vi dico: chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato».

Recita
Simona Mulazzani

Musica di sottofondo
P.H.Erlebach. Halleluja. Performer Michel Rondeau. Diritti Creative Commons. musopen.org

Meditazione
Don Davide Arcangeli

Meditazione
La lettura di oggi si colloca al termine del gesto della lavanda dei piedi e non si può comprendere se non facendo riferimento ad esso. Le cose da sapere per metterle in pratica non sono altro che il comportamento imprevedibile e scandaloso del maestro che invece di mettersi al di sopra dei discepoli, si umilia fino al punto da lavare il loro piedi come farebbe uno schiavo. Questo gesto anticipa e sintetizza ciò che sta per accadere: il tradimento del discepolo, Giuda, che compie le Scritture del Salmo 41, è parte di un disegno imprevedibile del Padre, che rivelerà definitivamente la gloria di Dio nell’innalzamento del figlio dell’uomo sulla croce. L’abbassamento della croce è in realtà innalzamento e la tremenda umiliazione di una tale morte, diviene la gloria che manifesta di Dio: qui Gesù rivela il Nome divino, IO SONO. Tutto ciò è quindi simbolicamente concentrato nel gesto della lavanda dei piedi, il cui carattere spiritualmente rivoluzionario è in grado di rifondare su una base nuova tutti i rapporti di potere all’interno della comunità messianica dei salvati che Gesù istituisce, la Chiesa.
Il vero potere non è altro che un chinarsi per servire, con umiltà, come uno schiavo di fronte al proprio padrone. Siamo all’altezza, come comunità cristiana, di questo comando del nostro maestro, nelle prassi concrete della nostra comunione? Quante scorie ha depositato la storia dentro al nostro modo ancora pagano di concepire l’autorità nella Chiesa? Quanti falsi e interessati ossequi, quanti utilizzi strumentali e manipolatori del ministero, quanti carrierismi? Eppure il Signore si china anche su questa Chiesa, a lavare i nostri piedi. Se lo accogliamo, accoglieremo anche colui che lo ha mandato!

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