Matteo 20,17-28: "Il cammino della Croce..". (Commento di don Franco Mastrolonardo)



Parola del Signore
Dal Vangelo secondo Matteo 20,17-28

Testo del Vangelo
In quel tempo, mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici discepoli e lungo il cammino disse loro: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché venga deriso e flagellato e crocifisso, e il terzo giorno risorgerà».
Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di' che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno».
Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dòminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

Recita
Danilo Concordia

Musica di sottofondo
Arrangiamento musicale di Gabriele Fabbri

Meditazione
Don Franco Mastrolonardo

Meditazione
E’ interessante cercare di capire i vari personaggi del Vangelo attraverso i dettagli che il vangelo stesso ci rivela. Pensiamo oggi a Giacomo e Giovanni. Due fratelli. In questo Vangelo non sono neppure chiamati per nome se non semplicemente come i figli di Zebedeo. Zebedeo, infatti, era il padre e questo è testimoniato anche da altri vangeli. Il Vangelo di Marco ce lo ricorda sulla spiaggia di Cafarnao in Galilea intento a esercitare il suo mestiere di pescatore e a riparare le reti assieme ai figli quando Gesù, passando, ordina ai suoi figli Giacomo e Giovanni di abbandonare ogni cosa e di seguirlo. Zebedeo non ostacola il loro immediato e generoso consenso alla vocazione. Gesù chiamerà i due boanerghes, cioè figli del tuono; forse per la loro pronta e fulminea risposta alla chiamata, ma anche per il caratterino che avevano. Io personalmente ho sempre pensato che il figlio del tuono fosse il padre, ma nel Vangelo di oggi risulta chiaro da chi gli arriva questo caratterino: dalla mamma. Questa mamma che interferisce, domanda, richiede, pretende, porta scompiglio tra i dodici. Insomma questa donna era tutt’altro che discreta e misurata.
Inoltre aveva il vizio che molte mamme hanno: quello di fare da paladina per i propri figli.
Ditemi se non funziona sempre così. Penso oggi alla scuola. Come le mamme parteggiano spavaldamente per i figli al punto di contestare l’autorità del professore. E di fronte al giudizio del prof sostengono a spada tratta le difese del figlio.
Eppure Gesù ha parlato chiaro. Solo con il cammino della Croce si conquista la Resurrezione. Ma bisogna berlo questo calice amaro. E non potrà essere la mamma di turno ad evitare la sofferenza ad un figlio.
Obiettivo di ogni mamma e di ogni educatore non è quello di proteggere i ragazzi, ma quello di essere pronti a sostenerli quando cadono. Obiettivo è quello di aiutarli ad apprendere che da un fallimento si può imparare quanto da un piazzamento, e che può essere più mortificante e pericoloso un bel voto immeritato piuttosto che un brutto voto giusto.
Così da buon educatore Gesù zittisce la mamma di Giacomo e Giovanni e ripone tutti e tre sulla strada sicura e salvifica della Croce.

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