Marco 6,53-56: "Toccare...". (Commento di don Franco Mastrolonardo)



Parola del Signore
Dal Vangelo secondo Marco 6, 53-56

Testo del Vangelo
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, compiuta la traversata fino a terra, giunsero a Gennèsaret e approdarono.
Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe e, accorrendo da tutta quella regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse.
E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati.

Recita
Sara Urbinati

Musica di sottofondo
Arrangiamento musicale di Gabriele Fabbri

Meditazione
Don Franco Mastrolonardo

Meditazione
Le parole non sono di un devoto bigotto, ma di un autorevole teologo: Pierangelo Sequeri. E volentieri mi lascio suggestionare da queste parole per collegarmi al Vangelo di oggi.
Si parla di una folla innumerevole che si stringe attorno a Gesù e addirittura cerca di poter toccare il lembo del suo mantello e arriva anche a farlo. E quanti lo toccavano, dice il Vangelo, venivano salvati, come ci risulta anche da un altro brano di Vangelo dove una donna emoroissa toccando il mantello di Gesù viene guarita all'istante.
Alla folla non basta vedere Gesù, vuole toccarlo. Ma gli basta anche un pezzo di stoffa purché appartenga a Lui. E così torno alle parole iniziali di Sequeri. Cosa rivela il gesto della vecchietta che strofinai piedi della statua di sant’Antonio? Non è forse lo stesso bisogno che avverte la folla del vangelo? Quanti anche oggi cercano di toccare l’umanità di Cristo? E non gli bastano i sacramenti. Hanno bisogni di segni sacri più periferici, di lembi di mantello.
Pensiamo a Lourdes. oggi fra l’altro è la festa di Maria signora di Lourdes. quanti vanno a strofinare la roccia della grotta con fazzoletti di stoffa o quanti bevono e si bagnano e addirittura fanno il bagno con l'acqua che sgorga dalla terra benedetta? Non basterebbe fermarsi a pregare o partecipare alle varie liturgie? Eppure la gente cerca il mantello, la stoffa, il ricordo fisico, plastico dell’esperienza spirituale.
Ed è qui che dobbiamo fermarci a riflettere. Sapete qual’è la Messa più popolata? E' la Messa delle palme? E sapete perché? Perché c’è un segno da portare a casa, il ramoscello d’ulivo. E quanti vengono per la benedizione delle uova? O per prendere il pane nella festa di sant’Antonio o le rose nella festa di santa Rita? Non sono forse una folla innumerevole come quella del Vangelo di oggi? L’uomo di oggi come l’uomo di allora ha bisogno di segni tangibili, di toccare, di odorare, di sperimentare un contatto. E succede anche che guarisce oggi come allora.
Ma ora ci domandiamo: ma cosa opera in realtà quella guarigione? Chi opera quella guarigione?
Se avrete la pazienza di ascoltare in Pregaudio il commento parallelo del teologo valdese Paolo Ricca tratto da "Uomini e Profeti", beh lui vi dirà che chi opera la guarigione è unicamente la fede. Il mantello non centra nulla. La guarigione accadrebbe anche senza.
Certamente ribadisco è la fede. Senza fede tutto questo è superstizione e feticismo.
Ma personalmente non svilirei neppure il lembo del mantello o il pezzo di stoffa strofinato sulla statua. Abbiamo bisogno di segni a volte per sostenere la nostra fragile fede.

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