17 Novembre: Santa Elisabetta d'Ungheria (Biografia dialogata)



Santa Elisabetta d'Ungheria (17 novembre)
Nata nel 1207 dal re d’Ungheria Andrea II, a quattro anni era già fidanzata, a quattordici sposa, a quindici madre, a venti vedova, a ventiquattro defunta e quattro anni dopo santa!

Di chi stiamo parlando?
Di Elisabetta d’Ungheria, la festeggiata di oggi, la cui vita ha davvero del prodigioso. Il padre, cugino dell’Imperatore di Germania, l’aveva promessa sposa a Luigi (o Ludovico) dei duchi di Turingia, al tempo appena undicenne. Queste nozze combinate, di una quattordicenne e di un ventenne – età che oggi ci appare sconsiderata – si rivelarono nonostante tutto felici, anzi, mai unione fu così d’aiuto per il reciproco cammino di santità dei coniugi. 

Che tipo di cerimonia fu la loro?
La giovane Elisabetta volle recarsi in chiesa priva di ogni gioiello: «Come potrei cingere una corona così preziosa – disse – dinanzi ad un Re coronato di spine?». Ma la cosa non piacque né alla suocera né alla cognata, che da quel momento iniziarono a guardarla “di traverso”, per poi arrivare ad odiarla, vista la sua intensa opera caritativa: «da quando fece costruire un ospedale presso il suo castello.. – afferma il suo confessore – vi raccolse malati di ogni genere.. Distribuiva con larghezza i doni della sua beneficenza.. in tutti i territori dipendenti da suo marito. Arrivò al punto da.. vendere oggetti di valore e vesti preziose per distribuirne il prezzo ai poveri. Aveva preso l’abitudine di visitare tutti i suoi malati personalmente, due volte al giorno, al mattino e alla sera.. senza mettersi tuttavia per questo in contrasto con suo marito». Non solo: partorì il primogenito appena quindicenne, seguito da due sorelline nel giro di tre anni. Il marito, però, morì durante una crociata tre settimane prima di poter vedere la terzogenita.   

Cosa fece Elisabetta in quel momento, vedova, giovane e invisa a cognata e suocera?
Lasciamo proseguire il suo padre spirituale: «Dopo la morte di lui.. mi domandò con molte lacrime che le permettessi di chiedere l’elemosina di porta in porta. Un Venerdì santo, quando gli altari sono spogli, poste le mani sull’altare in una cappella del suo castello.. rinunziò alla propria volontà, a tutte le vanità del mondo e a tutto quello che nel vangelo il  Salvatore ha consigliato di lasciare. Fatto questo, temendo di essere riassorbita dal rumore del mondo e dalla gloria umana.. volle seguirmi a Marburgo, sebbene io non volessi. Quivi costruì un ospedale ove raccolse i malati e gli invalidi e servì alla propria mensa i più miserabili ed i più derelitti». 

Che tipo di “affidamento” fece quel Venerdì santo?
Cacciata dal castello e privata dei propri figli, abbracciò l’ideale francescano entrando nel Terz’ordine (di cui oggi è compatrona). L’ospedale da lei fondato a Marburgo, fu tra l’altro in onore del Poverello d’Assisi. 

Come morì?
Le cause del decesso non sono chiare, ma gli ultimi momenti della vita ci sono narrati ancora una volta dal suo confessore: «Prima della morte – afferma – ne ascoltai la confessione e le domandai cosa si dovesse fare dei suoi averi.. Mi rispose che.. era tutto dei poveri e mi pregò di distribuire loro ogni cosa, eccetto la tunica.. nella quale volle essere seppellita. Fatto questo ricevette il Corpo del Signore. Poi.. raccomandò a Dio.. tutti coloro che le stavano dintorno, e spirò come addormentandosi dolcemente»

«O Padre, che a sant’Elisabetta hai dato la grazia di riconoscere e onorare Cristo nei poveri, concedi anche a noi, per sua intercessione, di servire con instancabile carità coloro che si trovano nella sofferenza e nel bisogno» (Preghiera Colletta).  

 

Recita
Federica Lualdi, Stefano Rocchetta

Musica di sottofondo
Arrangiamento musicale di Gabriele Fabbri

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