Matteo 18, 12-14: "Iniziativa dell'Amore...". (Commento di don Oreste Benzi)



Testo del Vangelo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Che cosa vi pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita?
In verità io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite.
Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda».

Meditazione
Dio non ci ama se siamo buoni, ci ama anche se siamo cattivi; egli non ama a tempo, ma ama del tutto e per sempre. Se su cento pecore ne smarrisce una, quell’una vale quanto tutte le novantanove. Se la lascia perdere, anche le 99 sarebbero rapite.
Il Signore ha affidato ad ognuno di noi il suo prossimo. Se qualcuno si perde dev’essere cercato da tutti. Come? C’è un’intelligenza d’amore, c’è un’iniziativa d’amore che scaturisce dalla nostra passione per Cristo. Se c’è questa passione interiore, coinvolgente e avvolgente, l’iniziativa per farlo amare non si ferma più. Matteo insiste sul verbo “cercare”. Chi si accorge dei lontani? Chi li va a cercare? Chi fa loro festa quando essi tornano? Quali sono le parrocchie che considerano parrocchiane le ragazze costrette a prostituirsi e che poi si comportano di conseguenza? Chi va incontro a coloro che escono dal carcere? Chi fa loro festa? Chi li inserisce nella vita parrocchiale? Chi li aiuta a inserirsi socialmente? Non dovrebbe ogni parrocchia favorire l’accoglienza nelle famiglie di quelli che sono più additati alla gogna? E gli omosessuali? Chi va a cercarli per facilitare il loro ritorno a Dio? E i barboni?

Recita
Claudio Piccari

Musica di sottofondo
Arrangiamento musicale con chitarra di Gabriele Fabbri

Meditazione
Don Oreste Benzi
Recita don Valerio Celli
La meditazione è tratta da "Pane quotidiano", bimestrale con le Letture di ogni giorno commentate da don Oreste Benzi. L'utilizzo del testo è stato gentilmente concesso dall'Associazione Papa Giovanni XXIII

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