Matteo 16, 13-20: "Amare è riconoscersi...". (Commento di don Franco Mastrolonardo)



Testo del Vangelo

In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.

Meditazione
Che cosa strana. Dopo ormai anni che Gesù convive con i dodici, oggi gli viene in mente di domandargli chi è per loro.
Il gruppo rimane un po sgomento, ma il solito Pietro interviene: Tu sei il Cristo il figlio del Dio vivente.
Che spettacolo quest’uomo. Rimane sempre una sorpresa anche per Gesù.
Ma facciamo un passo indietro. Perché il maestro chiede di essere riconosciuto? Uso appositamente il verbo riconoscere. Questo termine indica un valore aggiunto alla conoscenza, un gustarla in profondità, un sentire affettivo, amicale, una comunicazione di bene.
Gesù aveva bisogno di tastare il polso della loro relazione. Cosa sapevano in realtà di lui.
Perché il rischio era quello di conoscersi, ma non di riconoscersi. Ed è un rischio reale data quella terribile pagina di Vangelo dove arrivati alle porte del Regno alcuni diranno: noi ti conosciamo Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze. Ed egli risponderà: Non vi conosco, non so di dove siete.
A chi apre il regno Gesù? A chi riconosce! E chi riconosce? Chi lo ha riconosciuto. Allora basta un: "Sono io!".
Ricordo da piccolo funzionavano i primi citofoni nelle case, senza video ovviamente. Quando tu suonavi a casa e la mamma chiedeva: chi è? Ti bastava un "sono io". E la porta si apriva.
Ora ritornando alla domanda iniziale: perché oggi Gesù chiede ai discepoli di esprimersi sulla sua identità? Perché vuole che lo riconoscano? Perché desidera portarli in paradiso! Per entrare nel Regno deve essere chiaro per noi chi è Gesù. Non ci basta sapere qualcosa su di lui, occorre riconoscerlo, entrare in intimità, come un innamorato con la sua fidanzata, come un amicizia speciale. Gesù non è uno tra i tanti: per noi è tutto. Non possiamo permetterci di non riconoscerlo.
E allora non solo ci aprirà la porta quando sentirà la nostra voce al citofono del paradiso, ma ci consegnerà le chiavi stesse di casa, come a Pietro.
Le chiavi sono il segno di un riconoscimento. Le chiavi di casa le si da a chi ci si fida. Se noi lo riconosciamo Lui Gesù, si fiderà di noi

Recita
Miriam Mosca

Musica di sottofondo
Arrangiamento musicale di Gabriele Fabbri

Meditazione
Don Franco Mastrolonardo

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