28 Agosto: Sant'Agostino (Biografia dialogata)



Sant'Agostino (28 agosto) 
«Ci hai fatti per te, o Signore, e il nostro cuore non ha pace, finché non riposa in te». Questa celebre frase potrebbe da sola racchiudere, seppur sinteticamente, il suo autore e santo, che festeggiamo oggi: Agostino.

Cosa sappiamo della vita di questo gigante della fede?
Lasciamo che a dircelo sia il Messale: «attraverso un’appassionata ricerca della verità, passò alla totale sequela di Cristo.. In lui si incontrano in rara sintesi il contemplativo, il teologo, il pastore d’anime, il catechista, l’omileta, il mistagogo, il difensore della fede, il promotore della vita comune. E’ autore di una regola monastica che influenzò tutte le successive regole dell’Occidente cristiano. I suoi scritti.. lo qualificano come il maggiore fra i Padri e Dottori della Chiesa Latina». Una figura enorme dunque, divenuta tale, come detto, “attraverso un’appassionata ricerca della verità”.

In che senso?
Si tratta di una ricerca testimoniata dalle tappe cruciali della sua stessa storia: nato nel 354 a Tagaste, nell’attuale Algeria, inizia gli studi tra alti e bassi, fino a quando la relazione con una donna genera il figlio Adeodato. La sua passione per le Sacre Scritture e la filosofia lo conduce tuttavia ad aderire ad una setta  manichea, religione fondata dal principe persiano Mani (216-277 d.C.), secondo il quale nella realtà esistono solo due principi, ma contrastanti tra loro: il bene e il male, la luce e le tenebre. Divenuto professore di grammatica e di eloquenza, in quest’ultima veste si reca a Milano, dopo essere stato a Roma. Nella città meneghina avviene una svolta, dovuta alla frequentazione assidua delle omelie del vescovo Ambrogio, figura che risulterà centrale per la sua conversione, oltre a quella della madre Monica. Abbandonato il manicheismo decide di farsi battezzare da Ambrogio: è la notte di Pasqua del 387, quando diventa cristiano assieme all’amico Alipio e al figlio Adeodato.  Deciso a tornare in Africa, assieme alla madre Monica, questa muore prima che i due possano raggiungere il “continente nero”. Nel 391 diventa prete e quattro anni dopo vescovo, trascorrendo gli ultimi 34 anni di vita reggendo la Diocesi di Ippona.

La sua conversione fu dunque figlia di una vita travagliata quanto vissuta in pienezza, fatta di allontanamenti e ritorni..
«E vanno gli uomini – scrive – a contemplare le vette delle montagne, gli enormi flutti del mare, le lunghe correnti dei fiumi, l’immensità dell’oceano, il corso degli astri, e non pensano a sé stessi». Il  suo percorso è diventato per nostra fortuna un libro, nel quale Agostino ha riversato tutta la sua anima in ricerca: le Confessioni, vero capolavoro assieme al trattato Sulla Trinità e La città di Dio. Confessioni che hanno un triplice significato: come confessione dei suoi peccati, soprattutto di gioventù; quindi come lode a Dio; infine come professione di fede, in cui Agostino tenta di spiegare il motivo e le fondamenta del suo credere, fissate dopo un lungo travaglio interiore: «Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato. Ed ecco che tu stavi dentro di me e io ero fuori e là ti cercavo. E io, brutto, mi avventavo sulle cose da te create. Eri con me ed io non ero con te. Mi tenevano lontano da te quelle creature, che, se non fossero in te, neppure esisterebbero».  

La città di Dio di cosa tratta invece?
Si tratta di un’opera in 22 volumi, costata al suo autore tredici anni di lavoro. Vent’anni prima della morte di Agostino, la Roma imperiale aveva conosciuto l’amara umiliazione inflittale dal barbaro Alarico, fatto che aveva destabilizzato quanti credevano nell’invincibilità della città eterna, e che aveva spinto il vescovo di Ippona a scrivere in merito. Curioso che il 28 agosto del 430 il nostro festeggiato sia morto nell’antica città di Hippo Regius, vicino alla moderna Bona, in Algeria, proprio mentre i Vandali la cingevano d’assedio..         

Le sue spoglie si trovano dunque in Africa?
No. Il suo corpo fu prima sepolto ad Ippona, ma poi trasferito in Sardegna e di lì a Pavia, nella basilica di San Pietro in Ciel d’oro, in cui si trova tuttora. 

«Suscita sempre nella tua Chiesa, Signore, lo spirito che animò il tuo vescovo Agostino, perché anche noi, assetati della vera sapienza, non ci stanchiamo di cercate te, fonte viva dell’eterno amore..» (Colletta). 

 

 

 

Recita
Massimo Alberici, Simona Mulazzani

Musica di sottofondo
Arrangiamento di Gabriele Fabbri

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