22 Agosto: Beata Maria Vergine Regina (Catechesi dialogata)



Beata Maria Vergine Regina (22 agosto) 
«Era conveniente.. che la Vergine Madre regnasse dapprima in terra e così alla fine ricevesse la gloria nei cieli. Era giusto che la sua santità  e la sua grandezza andassero crescendo quaggiù, passando di virtù in virtù e di splendore in splendore per opera dello Spirito Santo, fino a raggiungere il termine massimo al momento della sua entrata nella dimora superna».

Cosa centrano queste parole con la memoria odierna?
L’Ufficio delle Letture di oggi la propone, pescandola dalle Omelie del vescovo sant’Amedeo di Losanna, che così commenta questa festività, di origine devozionale, istituita da Pio XII nel 1955. 

La data del 22 agosto è casuale?
No. La regalità di Maria, evidentemente parallela a quella di Cristo Re, si celebrava fino alla riforma del calendario liturgico il 31 maggio, a coronamento di quel mese che la devozione popolare dedica in modo speciale alla Vergine. Il 22 agosto, fino alla riforma, trovava posto la commemorazione del Cuore Immacolato di Maria, sostituita per avvicinare la regalità della Madonna alla sua assunzione in cielo, celebrata appena una settimana prima. Aggiunge infatti sant’Amedeo: «Perciò mentre la Vergine delle vergini veniva assunta in cielo da Dio e dal Figlio suo, re dei re, tra l’esultanza degli angeli, il giubilo degli arcangeli e le acclamazioni festose del cielo, si compì la profezia del salmista che dice al Signore: “Sta la regina alla tua destra in veste tessuta d’oro, in abiti trapunti e ricamati (cfr. Sal 44)”». 

Una festa che dice almeno tre “qualità” di Maria..
Infatti. È Vergine poiché ha concepito per opera dello Spirito; è Beata, cioè “colma di ogni bene, di tutto ciò che si possa desiderare”, “felice”, perché siede accanto al suo Figlio-Dio; è Regina perché regna assieme a Lui!

Sappiamo però che la regalità di Gesù è un po’ particolare..
Esattamente. È Regina perché madre del Re, ed eccelle su tutte le creature in santità. L’evangelista Giovanni ci ricorda tuttavia che il “trono” sul quale Gesù ha deciso di mostrare la sua regalità è la Croce. Il fondatore della Comunità di Bose, Enzo Bianchi, sottolinea poi che essa equivale ad un capestro, la fune utilizzata per legare gli animali o, peggio ancora, per l’impiccagione. Entrambe le pene capitali, crocifissione e impiccagione, avevano l’intento di evidenziare il fatto che il condannato fosse rifiutato sia dal cielo sia dalla terra, ragion per cui moriva “a mezz’aria”. Portare la croce al collo, dunque, è una grande responsabilità, della quale occorre forse prendere coscienza. Non a caso i primi cristiani aspettarono ben tre secoli per utilizzarla quale simbolo cristiano, preferendogliene altri, su tutti il pesce, il cui significato greco, ichthys, celava l’acronimo “Gesù, Cristo, Figlio di Dio, Salvatore”. Erano in pratica ben coscienti di quanto fosse uno strumento di scandalo. 

Ma che legame ha tutto ciò con Maria?       
Ce lo dice il francescano Raniero Cantalamessa: «Maria.. ha condiviso con il Figlio non solo la morte, ma anche la speranza nella risurrezione. Una immagine di Maria ai piedi della croce, quale quella che si ricava dallo “Stabat Mater”, in cui Maria è solo “triste, afflitta, piangente”, insomma è solo l’Addolorata, non sarebbe completa.. Sul Calvario, ella non è solo la “Madre dei dolori”, ma anche la Madre della speranza, “Mater spei”, come la invoca la Chiesa in un suo inno». È, aggiungiamo noi, colei che ha sperato contro ogni speranza!

«Affidiamo, Maria, le nostre cadute alla tua purezza di Vergine; la nostra vocazione alla gioia della tua beatitudine; il nostro capo coperto di cenere al tuo coronato di regalità; ma soprattutto il nostro cammino terreno alle tue braccia di Madre». 

Recita
Vittoria Salvatori, Cristian Messina

Musica di sottofondo
Arrangiamento musicale di Gabriele Fabbri

 

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