Marco 6, 7-13: "...nient'altro che un bastone...". (Commento di don Franco Mastrolonardo)



Testo del Vangelo
In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.
E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro».
Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.

Meditazione
La mia vita è senza storia
io però non cerco gloria
non m'importa d'esser chissà chi
a me basta una chitarra
per girar tutta la terra
per parlar con quelli come me...

Alle porte di Sanremo non poteva mancare una canzonetta di Claudio Baglioni. Anche se abbastanza datata “Io, una ragazza e la gente” mi serve oggi da cornice per fissare il commento al Vangelo.
In realtà ne avrei potuto scegliere tante di queste canzoni che in quegli anni avevano come tema principe il viaggio, il lasciar casa, il vagabondare senza portar nulla con sé tranne lo strumento inseparabile: la chitarra! Ricordate quelle immagini degli hippies presi di spalle capelli lunghi con la chitarra a tracolla? Tempi passati ormai! L’icona dei nostri giorni probabilmente è la ragazzina che viaggia sulle chat di uno smartphone in mano. Ed è giusto così. Ogni generazione ha uno strumento che la identifica.
Ed è di uno strumento oggi che voglio parlarvi: il bastone. Gesù chiede ai discepoli di partire due a due senza prendere nulla tranne che un bastone.
Il bastone non è oggetto di poco conto. Il bastone ha una simbologia antica. Quante volte vi sarà capitato di passeggiare in un bosco e di prendere un bastone per aiutarvi nel percorso. Sicuramente avrete avvertito una strana sensazione, qualcosa che vi ha trasmesso sicurezza e al contempo vi connetteva con madre natura. Quel gesto ha origini lontane. Il bastone è considerato il simbolo del maestro, per il fatto che il maestro è generalmente più anziano dei suoi allievi e quindi più facilmente può averne bisogno.
Spesso al bastone sono attribuiti poteri magici o miracolosi. Mosé utilizza il bastone donatogli da Dio, tramutandolo in serpente, per cercare di persuadere il faraone a lasciar partire il popolo ebreo, e proprio grazie a questo bastone dividerà le acque del Mar Rosso e libererà il suo popolo dalla schiavitù. Per non parlare poi della bacchetta magica di Harry Potter che non è altro che un bastoncino, o del grande Gandalf de “Il signore degli anelli” il quale ha sempre in mano un bastone che lo aiuta a muoversi e all’occorrenza a difendersi. Insomma la trovata dell’evangelista Marco di lasciare tutto tranne il bastone ha qualcosa di simbolico.
La cosa si fa ancor più interessante quando scopriamo che negli altri due brani paralleli di Luca e Matteo questo non accade: Gesù chiede di partire senza nulla compreso il bastone.
Perché allora l’evangelista Marco sceglie di fare questa eccezione? A me sinceramente piace questa idea di non portar nulla tranne il bastone, perché trovo nel bastone l'elemento identificatorio dei primi evangelizzatori. Nè pane, né sacca, né denaro: cioè nulla da mangiare e da vestirsi e nulla per poterseli comprare. A questo ricorrerà la provvidenza. Ma il bastone no. Quello vi serve, sembrerebbe dire Gesù. Anche i sandali sono concessi. Ed è un messaggio chiaro. C’è bisogno di camminare! La Chiesa dovrà raggiungere gli estremi confini della terra: a tutti dovrà essere portato l’annuncio della Buona Novella. Non possiamo rinunciare a camminare … e allora ci serve un buon bastone!

Recita
Martina Pasini

Musica di sottofondo
Arrangiamento musicale di Gabriele Fabbri

Meditazione
Don Franco Mastrolonardo

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