Giovanni 7,1-2.10.25-30 con il commento di don Franco Mastrolonardo



Testo del Vangelo
In quel tempo, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più percorrere la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo.
Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, quella delle Capanne. Quando i suoi fratelli salirono per la festa, vi salì anche lui: non apertamente, ma quasi di nascosto.
Alcuni abitanti di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, eppure non gli dicono nulla. I capi hanno forse riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di dov’è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia».
Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato».
Cercavano allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le mani su di lui, perché non era ancora giunta la sua ora.

Meditazione
Gli abitanti di Gerusalemme si stupiscono per il fatto che Gesù non sia stato ancora imprigionato e messo a morte. In effetti dopo le ultime sparate pubbliche di Gesù, non possiamo dare loro torto.
Ma sui tempi di Gesù non erano gli uomini a dettare legge, ma Dio stesso.
Il Vangelo spiega così il ritardo dell’arresto: non era ancora giunta la sua ora.
Ma allora chi doveva decidere la sua ora?
E prima ancora: di che ora si parla?
Il termine ora nel Vangelo di Giovanni ha una complessità di significati. Certamente può significare l’ora del giorno, ma è usata in special modo per indicare qualcosa di più impegnativo.
L’evangelista Giovanni usa il termine ora sulla bocca di Gesù per dire un avvenimento promesso e atteso che si realizza adesso. Questa realizzazione nel tempo dice anche una verità esistenziale. Faccio un esempio: nel capitolo 16 Giovanni è scritto: "La donna, quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell’afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo". Il parto è l’ora della donna, cioè quell’avvenimento in cui la donna compie la sua fondamentale vocazione alla maternità, in cui realizza se stessa, cioè manifesta il senso vero della sua esistenza, la sua identità.
L’ora di Gesù quindi, l’ora di cui si parla nel Vangelo di oggi è l’ora del suo passaggio. Non parliamo solo della morte, ma di tutto l’evento pasquale. Nel Vangelo di Giovanni non si parla di venerdì e di tre giorni e nemmeno di quaranta giorni dopo la Pasqua per l’Ascensione o cinquanta per la Pentecoste.
Questi elementi cronologici che costituiscono il mistero pasquale sono per San Giovanni un’unica realtà: non vengono uno dopo l’altro, ma sono presenti uno nell’altro.
Perciò nella croce è già presente la glorificazione ed è già presente il dono dello Spirito. Naturalmente, dal punto di vista narrativo, dovremo raccontare una cosa dopo l’altra, ma dal punto di vista teologico per San Giovanni c’è un unico grande mistero che comprende tutti questi elementi.
Ecco, l’ora di cui parla il Vangelo è l’evento Pasquale che darà identità precisa a Gesù, salvatore del mondo. Ebbene ad oggi ancora non è giunta la sua ora.

Recita
Virginia Amadei

Musica di sottofondo
Arrangiamento musicale di Gabriele Fabbri

Meditazione
Don Franco Mastrolonardo

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