Giovanni 16, 16-20 con il commento di don Marco Casadei



Testo del Vangelo
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete».
Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos’è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?». Dicevano perciò: «Che cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire».
Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia».

Meditazione
Dicevano: "Che cos’è questo “un poco”, di cui parla?"
Nei giorni terreni del Messia, Gesù, il tempo si dispiega in una ‘brevità’ assoluta e singolare: non si tratta di eccentrici accorciamenti, quanto piuttosto dell’eccedenza che manifesta la ‘densità’ propria alla sua durata. E' come se fosse la storia universale venuta inspiegabilmente a ‘contrarsi’, si è come concentrata. Simile nella figura all'atleta pronto al salto; o alla fune che, tesa ai piedi del funambolo, da un capo all’altro orla il tempo con lo spazio, coniugando ‘prima’ e ‘dopo’. Ecco, nei giorni del figlio dell’uomo si potrebbe dire che alfa e omega vengono a congiungersi perfettamente, sulle coordinate stabilite dal dimorare messianico tra ‘i suoi’, in quello stile, in quel modo unico e ospitale di abitare il mondo.

Recita
Susanna Rossi

Musica di sottofondo
Arrangiamento musicale con chitarra di Gabriele Fabbri

Meditazione
Don Marco Casadei

Introduzione generale ai commenti pasquali
I commenti al Vangelo quotidiano - che sono nati originariamente come testi di lettura per la meditazione (non dunque in prima battuta per essere ‘ascoltati’) - seguono un duplice filo conduttore: da una parte, direttamente, cercano di sviluppare, in modo sintetico e puntuale, una riflessione al singolo brano evangelico proposto per la preghiera liturgica di ogni giorno. Dall'altra parte tuttavia, e in misura indiretta, ogni commento si lega e suppone quelli che lo precedono e seguono - come accade nella narrazione di una storia unica.

Ciò che pertanto viene a rappresentarsi è un racconto unitario formato da piccoli paragrafi, che cercano di dare parola ad una semplice idea di fondo: il figlio dell'uomo, titolo con cui Gesù stesso nei vangeli si lascia individuare, è il protagonista della narrazione. Egli procede verso il compimento della sua missione, al cuore della quale si fa progressivamente evidente la sua più propria coscienza filiale: mai trattenuta per se stesso come fosse tesoro geloso (Fil 2,6), diviene frutto maturo - sovrabbondante, bello e buono, da condividere con i fratelli e le sorelle, con coloro che non sono più servi ma amici e amiche (Gv 15,5.7s.11.15).

Il figlio dell’uomo quotidianamente si dispone in favore di una maturazione fondamentale: quella della sua propria identità filiale (umana-e-divina), lasciando liberamente che possa venire “aggiornata”, non da ultimo nel riconoscimento che accade lungo la serie di incontri imprevisti e imprevedibili (per Gesù in primis). A Gesù, nominato sovente nel corso dei commenti anche col titolo di “principe mite/della pace” (dal profeta Isaia), certo non difettano i requisiti del discepolo. Anzi, egli “ogni giorno fa teso il suo orecchio” (Is 50,4), facendo emergere la forma caratteristica e singolare del suo essere maestro: quella di colui che si apre all’arte quotidiana dell’“apprendimento” (Gv 5,19s; 8,26-29.38), trasmettendo anzitutto visibilmente e in modo vivibile il suo stile discepolare, da cui solo sgorga la possibilità di essergli effettivamente discepolo/a (cfr. Gv 13,12-17; Lc 6,40; 22,25-27).
Attraverso un ascolto e uno sguardo profondi, Gesù (ma non scevri, anche in lui, da autentiche resistenze: cfr. Mc 7,24ss), si lascia sorprendere (Mc 10,15) dalla sempre nuova s-coperta di una traccia costante: quella di una presenza paterna misteriosamente disseminata lungo i suoi giorni (Mt 6,25ss).

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