Giovanni 15, 18-21 con il commento di don Franco Mastrolonardo



Testo del Vangelo
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:«Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia.
Ricordatevi della parola che io vi ho detto: “Un servo non è più grande del suo padrone”. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato».

Meditazione
Di che mondo parla Gesù quando afferma che noi discepoli non siamo del mondo? Forse che dobbiamo rinnegare il mondo in cui viviamo? E come è possibile che il mondo possa odiarci? E’ il mondo qualcosa di nemico e malefico allo stesso tempo? Insomma quale idea di mondo ha in mente Gesù mentre catechizza i suoi?
Una tale questione, così passibile di fraintendimento, per essere sviscerata oggi necessita di un grande maestro di teologia. Per questo chiamo in causa il più grande di tutti, colui che ogni domenica ci onora delle sue lettere: san Paolo.
L'apostolo in alcuni dei suoi scritti considera il mondo come uno dei tre grandi nemici dell’uomo spirituale insieme alle potenze e alla carne. Ora per le potenze, che sarebbero le creature invisibili, niente da dire. Sappiamo bene che il diavolo e i suoi simili sono nostri nemici da sempre. Ma quando si parla di carne e di mondo facciamo più difficoltà, perché sono realtà che ci appartengono intimamente.
Quindi?
San Paolo parlando di carne e di mondo li pone sempre in opposizione a due realtà significativamente positive: lo Spirito e il Cielo. Scrive infatti: Camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne. La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito. Lo stesso per le dinamiche oppositive cielo e mondo Così scrive: La nostra patria è nei cieli, e ancora: Passa la scena di questo mondo. Il cristiano, per Paolo, deve sentirsi cittadino del cielo e comportarsi secondo le leggi di questa cittadinanza; deve essere capace di orientare il suo pensiero verso l’alto, dove si trova Cristo, assiso alla destra di Dio. Per far questo deve necessariamente liberarsi dalle sollecitazioni delle cose del mondo, il quale tenta di imporre al cristiano il suo modo di pensare e di vivere. Per tale motivo il mondo ci è nemico. Nel momento in cui ci adeguiamo alle cose della terra perdendo di vista l’orientamento al cielo, ecco che come credenti cadiamo in un vero pericolo di morte. Il mondo, però, non è qualcosa di malefico: dipende da come io mi pongo nei suoi confronti. Secondo san Paolo, i cristiani si devono relazionare al mondo come un teatrante si relazione al palcoscenico. Così come terminata la rappresentazione il teatrante se ne torna a casa sua, allo stesso modo, "passata la scena di questo mondo" anche noi cristiani ce ne torniamo a casa. Ma se il teatrante considerasse la scenografia la sua vera casa e si attaccasse ad essa come un bimbo ai suoi giocattoli, non volendosene allontanare, lo prenderebbero per pazzo.
Così il cristiano che si attacca al mondo perde il senso del suo esistere, verrà schernito e odiato dallo stesso mondo che idolatra, il quale ora da nemico lo trascinerà nei vortici del nulla dove scompare appunto la scena di questo mondo.

Recita
Sabrina Boschetti

Musica di sottofondo
P.H.Erlebach. Halleluja. Performer Michel Rondeau. Diritti Creative Commons. musopen.org

Meditazione
Don Franco Mastrolonardo

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