2 Maggio: Sant'Atanasio (Biografia dialogata)



Sant'Atanasio (2 maggio)
Atanasio, il santo che celebriamo oggi, è festeggiato come dottore della Chiesa, come mai?
Nato nel 295 ad Alessandria d’Egitto, da genitori cristiani, visse in un periodo caratterizzato dall’eresia ariana. Il celebre Ario, ordinato prete nella Chiesa di Alessandria, iniziò a negare l’uguaglianza tra le prime due Persone della Trinità: il Padre e il Figlio non erano – a suo giudizio – della stessa sostanza. In pratica sosteneva che Gesù non fosse Dio. Quest’affermazione minava evidentemente il cuore del cristianesimo. L’eresiarca – il fondatore cioè del movimento eretico – creò dunque un certo scombussolamento nella comunità cristiana dei primi secoli, tanto che si sentì la necessità di convocare il primo Concilio ecumenico della storia.

Quale Concilio per l’esattezza?
Quello di Nicea, l’attuale cittadina turca di Iznik, situata a circa 130 km da Istanbul. Fu sede di due famosi concili, il primo dei quali convocato dall’imperatore Costantino nel 325, al fine di raggiungere la pace ed una certa unità in campo dogmatico, aspetto che le idee di Ario avevano evidentemente incrinato. Così, ancora diacono, Atanasio accompagnò a Nicea il suo vescovo Alessandro, morto il quale, nel 328, ne fu il successore, all’età di 33 anni. Attualmente, per essere ordinato vescovo occorre avere minimo 35 anni ed essere presbitero da almeno cinque. Ma quelli di Atanasio erano altri tempi, in cui tutto doveva ancora definirsi: c’erano dubbi sulla consustanzialità tra il Padre e il Figlio, figuriamoci sul resto!  

Atanasio ci ha lasciato qualcosa di scritto su questa tematica, così fondamentale per noi cristiani? 
Le più belle parole le ha spese forse sull’incarnazione di Gesù, parole che prendiamo direttamente dai suoi “Discorsi”, proposti oggi dall’Ufficio delle Letture: «Il Verbo di Dio.. si stabilì tra noi, anche se prima non ne era lontano.. Venne dunque per amore verso di noi e si mostrò a noi in modo sensibile.. non volle rimanessimo vittime della morte.. per questo prese egli stesso un corpo, e un corpo uguale al nostro.. scelse proprio il nostro.. e, nel suo immenso amore, lo offrì al Padre accettando la morte.. (versandole) il prezzo che le era dovuto..».  

Tornando a Nicea, cosa venne stabilito?
Diverse cose, le più importanti delle quali sono riassunte nel Credo, detto anche Simbolo, preghiera ancora oggi fondamentale, che nella sua formula più utilizzata recita testualmente «..Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre..». Ecco il punto: viene stabilito “nero su bianco” di quanto Ario negava. 

Di Atanasio, invece, cos’altro sappiamo?
Dopo la sua elezione a vescovo, avvenuta per acclamazione degli alessandrini, le idee ariane tornarono tuttavia a prevalere, tanto che fu esiliato per ben cinque volte, dovendo abbandonare la sua città per un totale di 17 anni, e questo a causa della sua intransigenza nei confronti degli eretici. Fu denigrato al punto tale da ricevere l’accusa di aver assassinato il vescovo Arsenio, risultato in seguito vivo e in ottima forma! Gli ultimi due, dei cinque esili, li trascorse nel deserto dagli amici monaci, divenendo discepolo del grande Antonio Abate, del quale scrisse la celebre Vita, sorta di manifesto del monachesimo, che egli stesso contribuì a diffondere in Occidente, durante gli esili di Roma e Treviri, città tedesca al confine col Lussemburgo. Morì il 2 maggio del 373, «nel quarantaseiesimo anno del suo sacerdozio», come ci ricorda la più importante “raccolta di santi”, il Martirologio Romano. 

Dio di infinita sapienza, che hai suscitato nella tua Chiesa il vescovo sant’Atanasio, intrepido assertore della divinità del tuo Figlio, fa’ che per la sua intercessione e il suo insegnamento cresciamo sempre nella tua conoscenza e nel tuo amore (Colletta dell’Eucarestia).      

 

Recita
Cristian Messina, Daniela Santorsola

Musica di sottofondo
Arrangiamento musicale di Gabriele Fabbri

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