5 Febbraio: Sant'Agata (Biografia dialogata)



Sant'Agata (5 febbraio)
«Alle 4:30 si apre a cammaredda col busto della Santa tra l’emozione dei fedeli. I devoti indossano il “sacco” bianco, con copricapo nero (“a scuzzetta”), cordone ai fianchi e guanti bianchi. Il “sacco” ha origini dal culto di Iside, anche il grido “cittadini” è parte dell’antico culto egiziano presente a Catania..» (R.TAGLIAFERRI, Il Cristianesimo “pagano” della religiosità popolare, Edizioni Messaggero Padova, Padova 2014).
Con queste parole il teologo Roberto Tagliaferri descrive l’inizio dei festeggiamenti che la città etnea riserva alla sua amata Agata, che di Catania è parte integrante. Non potremmo pensare una senza l’altra!

In che periodo visse Agata?
Le gesta di questa celebre santa vanno lette anzitutto nel contesto della città catanese del terzo secolo. Essendo un’area privilegiata per l’espansione del Cristianesimo, a Catania esisteva già in questo periodo una fiorente comunità cristiana. A capo dell’Impero Romano c’era Decio, mentre il prefetto nella città siciliana era Quinziano, futuro persecutore della santa.

Per quale ragione si accanì contro di lei?
Agata era probabilmente una giovane consacrata – usiamo il condizionale poiché quanto la riguarda si muove tra storia e leggenda – , fatto che testimonia forse la venerazione per il suo “flàmmeo”, il velo, in origine utilizzato dalle giovani spose nel giorno delle nozze, tanto caro ai catanesi. Totalmente dedita al servizio del suo Gesù, che rivedeva nel volto dei fratelli più bisognosi, Agata se ne prendeva cura e li incoraggiava in questo periodo di persecuzione. Un servizio che evidentemente dava fastidio alle autorità romane, tanto da farla arrestare per poi essere condotta in prigione. Un’altra ragione del suo arresto va tuttavia ricercata nei ripetuti rifiuti che indirizzò proprio verso Quinziano, che si ostinava nel chiederla in sposa. Ma la giovane si era già promessa a Cristo..

Come si consumò concretamente il suo martirio?
Dopo essere stata torturata, il prefetto ordinò che le strappassero i seni, ragion per cui è celebre, nell’iconografia, la sua immagine con le mammelle deposte su un vassoio. Al terribile gesto Agata si rivolse a Quinziano con parole divenute famose: «Vergognati, crudele carnefice! Osi strappare ad una donna, il seno che tu hai succhiato da tua madre!». Lo schiaffo morale nei confronti del prefetto fu tale che, non pago delle torture, la fece ardere viva.

Tornando al suo velo, perché è considerato oggetto di venerazione?
È una delle reliquie più amate. Si tratta di una striscia di seta larga 50 cm e lunga 4 metri, di color rosaceo. Tra gli episodi miracolosi ad esso attribuiti va ricordato quello riguardante il paese di Nicolosi, che il 2 giugno 1886, minacciato dall’eruzione dell’Etna, vide il vescovo Dusmet esporlo di fronte ad una colata lavica, arrestatasi prodigiosamente davanti al velo.

Come viene festeggiata Agata dalla sua città?
Le celebrazioni si svolgono dal 3 al 5 febbraio, giorno del suo martirio, attraverso uno spettacolo di fede che non lascia indifferenti: protagonisti principali sono i già citati “cittadini”, lavoratori e studenti, le persone colte come le meno istruite, tutti accomunati dall’amore per la loro santa concittadina, cui rivolgono espressioni uniche: «Dicimuccillu cu grazia e cu cori, quantu a vulemu beni» («Diciamoglielo con grazia e con cuore, quanto le vogliamo bene»).

Espressioni di fede che sembrano appartenere ad un passato davvero remoto..
Su questo punto lasciamo nuovamente la parola a Tagliaferri: «La festa di Sant’Agata è un evento corale con una ritualità semplice, basata.. (su) una partecipazione emozionante da parte di tutti. Non vi è distinzione tra credenti e non credenti.. In questa festa non si pone il problema della partecipazione attiva perché in un rituale codificato da secoli si esprime la spontanea e totale adesione del popolo, dai grandi ai piccini, dal clero ai semplici fedeli.. entusiasti, che vivono quasi in una trance collettiva.. Il razionalismo moderno.. ha finito per perdere di vista l’esperienza religiosa. I riti non li ha inventati nessuno, nemmeno la chiesa; essi sopravvivono nel tempo e si mettono al servizio delle nuove mitologie e delle nuove religioni per attivare la memoria degli eventi fondanti.. per riattivare il senso del sacro».

Ti chiediamo, Agata, di intercedere presso il tuo Amato, affinché ci doni un cuore semplice, capace di stupirsi davanti alla bellezza e alla semplicità della vita, che il buon Dio ci ha donato.

Recita
Cristian Messina, Daniela Santorsola

Musica di sottofondo
Arrangiamento musicale di Gabriele Fabbri

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