2 Gennaio: Santi Basilio Magno e Gregorio Nazianzeno (Biografia dialogata)



San Basilio Magno e Gregorio Nazianzeno (2 gennaio)
Oggi la Chiesa festeggia insieme due grandi santi degli albori della cristianità, Basilio e Gregorio. Il primo nacque intorno al 330 e morì il 1° gennaio del 379; il secondo, invece, nacque probabilmente nel medesimo anno, ma visse undici anni in più dell’amico. Basilio di Cesarea fu chiamato “magno” già in vita, e questo per via della sua intensa attività pastorale, mentre Gregorio di Nazianzo si meritò l’appellativo di “teologo” grazie alla sua magnifica eloquenza e capacità dottrinale. I due, assieme ad un altro Gregorio, fratello di Basilio, costituiscono il celebre trio dei Padri Cappàdoci, vissuti cioè in Cappàdocia, splendida regione dell’odierna Turchia che fra il secondo e il terzo secolo, proprio grazie ai tre, fu terra di diffusione del cristianesimo.

Tornando ai primi due, come mai li celebriamo insieme?
Le ragioni sono due: la prima riguarda la medesima formazione culturale e aspirazione alla vita monastica; la seconda, soprattutto, è legata alla loro profonda amicizia, sulla quale Gregorio ci ha lasciato pagine memorabili: «quando.. capimmo che l’amore della sapienza era ciò che ambedue cercavamo – scrive il nazianzeno – , allora diventammo tutti e due l’uno per l’altro: compagni, commensali, fratelli.. Ci guidava la stessa ansia di sapere.. eppure fra noi nessuna invidia, si apprezzava invece l’emulazione. Questa era la nostra gara: non chi fosse il primo, ma chi permettesse all’altro di esserlo. Sembrava che avessimo un’unica anima in due corpi.. E mentre altri ricevono i loro titoli dai genitori, o se li procurano essi stessi dalle attività e imprese della loro vita, per noi invece era grande realtà e grande onore essere e chiamarci cristiani».

Che meraviglia, esempio di cammino comune e di correzione fraterna! Cos’altro sappiamo dei due?
Basilio, leader indiscusso dei Padri Cappàdoci, fu vescovo della sua città – succedendo ad Eusebio – e redasse, nel deserto assieme a Gregorio, due importanti Regole che orientarono la vita dei primi monaci, chiamati in seguito “basiliani”. Il suo ideale era quello di creare una vita cenobitica, ovvero di vita monastica comune, in modo permanente, mentre altri la consideravano preliminare alla vita solitaria. La sua grandezza fu probabilmente agevolata dalla famiglia in cui nacque, che annovera un certo numero di santi: la nonna e la sorella, entrambe di nome Macrina, la madre Emmelia, i fratelli Pietro, vescovo di Sebaste, e il già citato Gregorio, divenuto poi vescovo di Nissa. Basilio propose la nota formula della Trinità come “unica sostanza in tre persone”, accolta poi al Concilio di Costantinopoli nel 381. Non fu tuttavia la sapienza a meritargli il nome di Magno, quanto piuttosto l’incessante opera caritativa: alle porte di Cesarea, città di cui era vescovo, aprì ospizi, rifugi, scuole per imparare i mestieri e ospedali.

Dell’amico Gregorio cosa si conosce invece?
Sua madre, fervida cristiana, non fece in tempo a convertire il marito alla fede cattolica, che questi divenne immediatamente vescovo di Nazianzo, circa cinque anni prima della nascita del figlio Gregorio che, ordinato prete controvoglia, divenne in seguito ausiliario del padre, morto il quale amministrò lui stesso la Chiesa di Nazianzo, per poi ritirarsi in un monastero. Considerato il suo carattere indeciso, pavido ed eccessivamente sensibile, certamente non poteva reggere una grande responsabilità, che invece gli fu richiesta nel 381, quando divenne vescovo di Costantinopoli, città in cui diverse fazioni dividevano la comunità locale, ragione fra le altre che spinse Gregorio a ritirarsi a Nazianzo, dove morì il 25 gennaio del 389 o 390.

Pochi giorni dopo la tua nascita fra noi, momento in cui hai deciso di condividere la nostra umana natura, ti preghiamo Gesù con le parole di Gregorio, che si chiede: «Perché sono piccolo e insieme grande, umile eppure eccelso, mortale e immortale, terreno e insieme celeste?». E si risponde: «Tutto ciò che (Tu sei).. è diventato completamente nostro.. Per (Te).. portiamo in noi l’immagine (del Padre).. dal quale e per il quale siamo stati creati.. Perciò solo (Tu).. puoi riconoscerci per quello che siamo..» (Discorsi, discorso 7 per il fratello Cesare)

Recita
Vittoria Salvatori, Cristian Messina

Musica di sottofondo
Arrangiamento musicale di Gabriele Fabbri

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