San Tommaso apostolo (3 Luglio)
Quella domenica sera, là dove i discepoli si erano rinchiusi per paura dei Giudei, tanto da serrare le porte dell’alloggio, Gesù si presentò loro abbattendo le leggi spazio-temporali: vivo e capace di attraversare i muri di quella casa blindata. Quella stessa sera, però, Tommaso non era presente. Al suo ritorno gli riferirono il prodigioso evento, ma lui non volle credere. Otto giorni dopo le barriere dello spazio-tempo furono nuovamente infrante dal Risorto, ma questa volta Tommaso c’era. «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere più incredulo, ma credente!». Gesù, oltre ad aver reso Tommaso partecipe della sua signoria sul tempo e sullo spazio, cioè sulla morte, lo rimprovera per la sua incredulità.
Questo episodio gli ha guadagnato purtroppo l’etichetta di “colui che non si fida”.. Ma Tommaso è tutto qui?
Certo che no, anzi, per conoscerlo davvero ci occorre quella tecnica cinematografica conosciuta col nome di flash-back, dobbiamo cioè tornare agli antefatti dell’episodio appena narrato, a come si è arrivati fino a quel momento. L’apostolo compare infatti nei Vangeli molto prima, e fa la sua entrata in scena mentre assieme a Gesù e agli altri Undici si trova al di là del fiume Giordano, quando Marta e Maria mandano ad avvertire il Maestro che il suo caro amico Lazzaro è molto malato. Recarsi da quest’ultimo, a Betania, significa però avvicinarsi a Gerusalemme, dove recentemente hanno tentato di lapidare Gesù. Il rischio è troppo alto. Il Maestro, dopo due giorni, decide di andarci ugualmente, pur sapendo che l’amico è già morto. Gli Undici sono titubanti, non Tommaso, che esclama: «Andiamo anche noi a morire con lui!» (Gv 11,16).
Allora, prima che “incredulo”, è coraggioso e determinato, contrariamente agli altri apostoli.. Conosciamo altri tratti del suo carattere?
Un altro episodio ci mostra la sua curiosità, non relativa al pettegolezzo, ma nel senso pieno e bello del termine: Tommaso è uno che vuole capire. Dopo che Gesù ha lavato i piedi ai suoi, aggiunge che dove sta per andare essi conoscono la via, ma lui, che non si accontenta delle prime affermazioni, gli chiede senza timore: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?» (Gv 14,5). Tommaso prima, Filippo poi, gli altri forse, non osano dire nulla. Tommaso invece non si accontenta, vuole capire! Ecco il tratto forse più caratteristico dell’apostolo che la Chiesa festeggia oggi: è curioso, non gli bastano le frasi fatte né “quel che la gente dice”. La sua fede ha bisogno di basarsi su fondamenta certe, anche razionalmente. Da qui al famoso episodio dell’incredulità il passo è breve.
Come mai lo festeggiamo proprio oggi, e da dove deriva il suo soprannome?
È chiamato Dìdimo, dall’aramaico t’oma’, “gemello”, forse perché lo era. Secondo la tradizione Tommaso morì in India, cioè là fin dove si sarebbe spinto ad evangelizzare. Il 3 luglio è invece il giorno in cui, dal VI secolo, viene commemorata la traslazione del suo corpo a Edessa, nell’attuale Turchia, corpo che nel XII secolo fu quindi portato nell’isola greca di Chios. Dal 6 settembre 1258 le reliquie sono però custodite nella basilica della città abruzzese di Ortona, dato che il navigatore Leone Acciaiuoli, in seguito ad una vittoriosa battaglia, insieme ai suoi commilitoni riportò sulla nave il corpo dell'apostolo e la pietra tombale, facendone omaggio alla Chiesa ortonese.
Nonostante ciò, tuttavia, il nome di Tommaso rimane legato, nell’immaginario collettivo, alla poca fede.. Cos’ha da dirci l’apostolo in merito ad una tematica così importante?
La preghiera Colletta della Messa odierna così si esprime: «Esulti la tua Chiesa, o Dio, nostro Padre, nella festa dell’apostolo Tommaso; per la sua intercessione si accresca la nostra fede, perché credendo abbiamo vita nel nome del Cristo, che fu da lui riconosciuto suo Signore e suo Dio..». Tommaso si spinge cioè fin dove nessuno ancora, fino a qual momento, aveva osato spingersi: riconosce Gesù come Dio. E’ artefice quindi della più alta affermazione di fede mai espressa. Proprio lui, che nel già citato immaginario collettivo sta a simboleggiare la poca fede. La lezione che ci viene offerta è allora davvero grande.
In che senso?
È grazie a Tommaso che Gesù ha la possibilità di confortare ed irrobustire i cristiani di tutti i tempi: l’apostolo ci permette di attraversare i momenti di dubbio, e di uscirne fortificati. Dobbiamo chiederci allora cosa sia la fede e, per contro, l’incredulità. Nella Bibbia quest’ultima non corrisponde solo a negare Dio, ma anche a non riconoscere i suoi segni nella storia, a non ascoltare la sua Parola, a non aderire a Lui e a fidarsi di altri. Gesù, inoltre, rimprovera spesso l’incredulità dei suoi contemporanei. Ma cos’è la fede? Spesso la identifichiamo con un’adesione cieca e irrazionale, come se fede e ragione non potessero andare a braccetto.
In che modo, ad esempio, fede e ragione possono camminare insieme?
Lasciamoci aiutare da un semplice quanto assurdo esempio: se ci trovassimo in un appartamento al terzo piano di un palazzo, e ad un tratto entrasse uno sconosciuto chiedendoci di buttarci dalla finestra, fidandoci di lui, poiché a piano terra ha posizionato dei materassi, cosa faremmo? Se ci gettassimo di sotto non saremmo certo “persone di fede”, ma dei pazzi! Se, al contrario, dalla medesima porta entrasse nostra madre o nostro padre, chiedendoci la stessa cosa, cosa cambierebbe? Probabilmente questa volta ci fideremmo. Ma perché? Perché daremmo credito a chi ci vuole bene, a chi cioè ha già dimostrato, in passato, di essere degno della nostra fiducia.
La necessità di una fede robusta, che mostra Tommaso, parla quindi ad ognuno di noi?
Esatto. A riguardo così si esprime san Gregorio Magno: «..fratelli.. Attribuite forse ad un puro caso che quel discepolo scelto dal Signore sia stato assente, e venendo poi abbia udito il fatto, e udendo abbia dubitato, e dubitando abbia toccato, e toccando abbia creduto? No, questo non avvenne a caso, ma per divina disposizione.. quel discepolo.. mentre nel suo maestro toccava le ferite del corpo, guariva in noi le ferite dell’incredulità. L’incredulità di Tommaso ha giovato a noi molto più, riguardo alla fede, che non la fede degli altri discepoli.. “Beati quelli che pur non avendo visto crederanno” (Gv 20,28). Con queste parole senza dubbio veniamo indicati specialmente noi, che crediamo in colui che non abbiamo veduto con i nostri sensi..».
Grazie Tommaso, perché la tua sana ed umana curiosità ci aiuta a procedere sul cammino della vita, tra dubbi e certezze, tra fede e ragione, nella continua ricerca di Colui che, solo, può donarci quanto cerchiamo. Perché lo ha già fatto..
Recita
Vittoria Salvatori, Marco Missiroli
Musica di sottofondo
Arrangiamento di Gabriele Fabbri