Giovedì Santo (Catechesi dialogata)



Giovedì Santo (28 Marzo 2024)
Con questo giorno si entra nel cosiddetto Triduo pasquale?
Non esattamente, o meglio, solo a partire dai vespri. Il motivo è legato al modo di contare i giorni: se per i romani il giorno va da mezzanotte a mezzanotte, per gli ebrei va da tramonto a tramonto. Dai primi abbiamo ereditato il modo di contare i giorni normali, dai secondi, invece, quello di considerare le solennità, ovvero i giorni liturgicamente più importanti. E’ la ragione per cui la Messa vespertina del sabato è già considerata domenicale.

Quindi, il pomeriggio del Giovedì santo appartiene ancora al tempo di Quaresima?
Esatto. Questo giorno, tuttavia, è caratterizzato anche da un’altra importante celebrazione, spesso poco conosciuta e considerata dai fedeli: la Messa Crismale, celebrata di mattina, anche se alcune diocesi, per motivi pastorali, preferiscono anticiparla al mercoledì. Questa celebrazione, che manifesta la pienezza del sacerdozio del vescovo, è caratterizzata in particolare da due momenti. Il primo è il rinnovo delle promesse sacerdotali, in cui i preti ribadiscono per tre volte il loro «Sì, lo voglio», la forma più bella e “nuziale” di rimettere la loro scelta nelle mani di quello stesso Dio a cui, il giorno dell’ordinazione, si sono totalmente affidati. Il secondo invece è rappresentato dalla benedizione degli oli: dei catecumeni, utilizzato per coloro che riceveranno il battesimo; degli infermi, perché ne traggano sollievo fisico e spirituale i malati e i moribondi; infine il crisma, dal greco chrismón, “unguento”, utilizzato per il battesimo, la cresima, le ordinazioni sacerdotali, le consacrazioni dei vescovi, delle chiese, degli altari, dei calici e persino delle campane!

Quando è nato il Triduo?
Difficile dirlo con esattezza, forse, nella sua fase più embrionale, già nel III secolo, ma non nella forma strutturata che conosciamo oggi. Decisivi per la nascita dei tre giorni più importanti dell’anno furono due aspetti: anzitutto i riferimenti di Gesù ai tre giorni che Giona trascorse nel ventre del pesce (cfr. Mt 12,40) e a quelli che ci avrebbe impiegato a ricostruire il tempio distrutto (cfr. Gv 2,19; Mt 26,61), poi, soprattutto, il desiderio di celebrare questi tre giorni seguendo il racconto evangelico.

L’utilizzo di un unica parola, triduo, dal latino triduum, da tri-dies, “tre giorni”, sottolinea in ogni caso che il mistero della passione-morte-risurrezione di Gesù sia da considerarsi come un unico evento, quindi, liturgicamente parlando, il triduo è in realtà un giorno solo!

C’è qualcosa durante le celebrazioni che ci fa capire quest’unità?
Un sottile “filo rosso” lega tra loro questi giorni. Se nella Messa vespertina del giovedì non viene data la benedizione, come a dire che “la questione rimane aperta”, la liturgia della Passione, del venerdì, si apre senza canti né segno di croce, ad indicare continuità col giorno precedente, e si scioglie in silenzio, quello che ci porterà direttamente alla Veglia Pasquale, la madre di ogni celebrazione cristiana, in cui ognuno sarà nel buio e nel silenzio ad attendere, con la candela in mano, il suo Signore.

La Messa della “lavanda dei piedi”, invece, com’è strutturata?
Anzitutto definirla così è un po’ riduttivo, dato che si tratta di una celebrazione molto ricca, caratterizzata da due aspetti fondamentali: noi facciamo memoria del più grande dono ricevuto, l’Eucarestia, momento che anticipa sacramentalmente quanto avverrà poi sul Calvario; Gesù invece ci mostra il modo concreto in cui farci dono, lavandoci i piedi a vicenda, gesto simbolicamente fortissimo che indica il servizio. I momenti che contraddistinguono questa celebrazione sono tuttavia diversi: in primis l’accoglienza degli oli, benedetti nella Messa crismale, quindi il ritorno del Gloria, taciuto per quaranta giorni, inno durante il quale suoneranno anche le campane. Poi la già citata “lavanda dei piedi” e, dopo la comunione, la riposizione del Santissimo Sacramento nel luogo in cui verrà adorato anche fino a notte inoltrata.

Di fronte a questa cascata di grazia, sapendo bene che ogni parola è tuttavia insufficiente, ci rivolgiamo a te con le parole della preghiera Colletta: «O Dio, che ci hai riuniti per celebrare la santa Cena, nella quale il tuo unico Figlio, prima di consegnarsi alla morte, affidò alla Chiesa il nuovo ed eterno sacrificio, convito nuziale del suo amore, fa che dalla partecipazione a così grande mistero, attingiamo pienezza di carità e di vita».

 

 

 

Recita
Simona Mulazzani, Massimo Alberici

Musica di sottofondo
Arrangiamento musicale di Gabriele Fabbri

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