22 Febbraio: Cattedra di san Pietro (Catechesi dialogata)



Cattedra di san Pietro
Oggi la Chiesa celebra una festa che non a tutti appare così chiara: di che si tratta?
Occorre anzitutto chiedersi cosa sia una cattedra. Se la domanda venisse posta a degli alunni, beh, questi non avrebbero dubbi, rispondendo “il tavolo del professore”.. ma sbaglierebbero! La parola deriva dal greco kathédra, “sedia”, ed indica il seggio fisso – solitamente in pietra – del papa e dei vescovi. È situata in modo permanente nella chiesa madre di ogni diocesi, da cui il nome di cattedrale, sinonimo di duomo, che deriva invece dal latino domus, “casa”. La cattedra è dunque il simbolo dell’autorità del vescovo e del suo magistero, cioè del compito di annunciare e di interpretare autenticamente la parola di Dio.

Ma allora perché c’è una cattedra in ogni chiesa?
Quella presente in ogni chiesa, anche la più piccola e sperduta di campagna, si chiama invece sede, e rimanda in qualche modo all’unica cattedra, situata, come già detto, in duomo. Il perché di questo rimando è molto semplice: siccome il vescovo, essendo uno solo, non può arrivare dappertutto, i preti hanno il compito di rappresentarlo – cioè di renderlo presente – in tutta la diocesi. Ecco che tale “prolungamento” si visibilizza, all’interno di ogni chiesa edificio, con la presenza della sede. Tornando alla risposta errata degli alunni, diciamo allora che la cattedra indica precisamente la sedia del professore e, più in generale, “per estensione”, lo spazio circostante, tavolo compreso. All’interno dell’aula, dunque, quell’oggetto rimanda all’autorità dell’insegnante.

Quando nasce esattamente questa festa?
Lasciamoci aiutare dal Martirologio Romano, che dice testualmente: «Festa della Cattedra di san Pietro Apostolo, al quale disse il Signore: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa”. Nel giorno in cui i Romani erano soliti fare memoria dei loro defunti, si venera la sede della nascita al cielo di quell’Apostolo, che trae gloria dalla sua vittoria sul colle Vaticano ed è chiamata a presiedere alla comunione universale della carità». Parole altisonanti che rinviano alla morte dell’apostolo, avvenuta per crocifissione, ma a testa in giù, nell’anno 64 o 67. Il fatto è attestato in particolare dagli scavi iniziati nel 1939 nelle grotte Vaticane, sotto l’attuale basilica di san Pietro, che hanno permesso di ritrovare il corpo del primo papa, proprio sotto l’attuale altare della basilica.

I Vangeli ci dicono che Gesù stesso ha affidato il compito di “pascere il suo gregge” a Pietro, ma questo cosa c’entra con la cattedra?
Nativo di Betsaida, sul lago di Tiberiade, Simone, figlio di un certo Giovanni, abita con la moglie e la suocera a Cafarnao. Assieme al fratello Andrea e alla famiglia di Zebedeo, gestisce una ditta di pesca. Un giorno, mentre il gruppo di pescatori sta lavando le reti, ecco arrivare Gesù, che, spinto dalla folla che lo circonda, sale sulla barca di Pietro e gli chiede di allontanarsi da riva, in modo da potersi staccare dalla battigia per poter insegnare alla gente (cfr. Lc 5,1ss). Secondo la narrazione di Luca, in pratica, Gesù conosce Pietro proprio nel momento in cui gli chiede in prestito la sua barca, facendone in tal modo la prima cattedra della storia!

Strano, però, che un tale compito sia stato affidato proprio a colui che lo ha tradito per tre volte..
Gesù da subito, cambiandogli nome, lo arruola come fondamento del suo progetto, poi però inizia a dire ai Dodici che soffrirà e sarà ucciso.. Pietro rifiuta questa soluzione, si ribella e prende da parte il maestro, che gli riserverà il peggior rimprovero di sempre: «Và dietro a me, Satana!» (Mc 8,33). E questo dopo la bella confessione di Pietro, che dieci secondi prima gli aveva detto: «Tu sei il Cristo» (Mt 16,16). A queste parole tuttavia Gesù rispose: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli» (Mt 16,17). Il così detto “primato petrino” è insomma voluto dal Padre. E questo fa sì che Gesù accolga Pietro nonostante i suoi tanti “rifiuti”, figli di un’idea di Dio che dovrà convertire, e che lo porteranno a tradirlo per tre volte, più di quanto fece Giuda Iscariota!

Ma allora che differenza c’è tra Giuda e Pietro?
Il primo non ha accettato le sue miserie, e si è ucciso, volendo decidere perfino il modo di riparare ai suoi danni; il secondo, invece, si è lasciato accogliere così com’era da Gesù, il quale, subito dopo gli ha detto: «Seguimi».

Ti chiediamo allora Signore, per intercessione di Pietro, di poterti annunciare così come siamo, con i talenti che ci hai donato, ma anche con le nostre debolezze, che, se abbracciate, ci rendono davvero più umani..

Recita
Federica Lualdi, Stefano Rocchetta

Musica di sottofondo
Arrangiamento musicale con chitarra di Gabriele Fabbri

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