Tempo di Avvento (Catechesi dialogata)



L'Avvento
Al Punto Giovane, ormai da diversi anni, festeggiamo il Capodanno Liturgico.. Una bizzarria? In realtà vorremmo sottolineare il fatto che, accanto all’anno civile, ne scorre accanto uno parallelo, quello liturgico appunto. 

Se l’anno civile inizia il 1° gennaio e termina il 31 dicembre, quello liturgico è guidato dal mistero di Cristo, comincia con l’Avvento e finisce con la solennità che lo celebra Re dell’universo. E in questo mistero ci siamo immersi anche noi, “fino al collo”, perché la Chiesa riproduce in noi, durante questo anno e per mezzo dei sacramenti, questo mistero che ci fa scendere verso la morte per farci poi risalire con Gesù alla vita nuova.

Ma, tornando all’Avvento, qual è la sua origine?
Una festa non si improvvisa, bisogna prepararla, lo sappiamo bene. E siccome nel IV secolo furono create le feste del Natale e dell’Epifania, si sentì il bisogno di farle precedere da un tempo di attesa e preparazione. Un po’ come accade tra la Quaresima e la Pasqua.
Nel VI secolo la liturgia romana ha quindi accolto dalla Spagna e dalla Gallia le rispettive usanze, unendole. Così, dai primi vespri della I domenica di Avvento, ovvero dal tramonto del sabato, ha inizio l’anno liturgico, un anno che ripercorre i diversi momenti dell’esistenza terrena di Gesù, dalla sua incarnazione fino all’ascesa al cielo, momento a partire dal quale è cominciata la nostra attesa.

Ma attesa di cosa?
Del suo ritorno, della sua venuta. Avvento, infatti (in latino adventus), non significa altro che venuta, arrivo. Una venuta, però, già velata da una presenza (per usare un parolone greco, parusia).
San Cirillo di Gerusalemme afferma: «Noi annunziamo che Cristo verrà. Infatti non è unica la sua venuta, ma ve n’è una seconda, la quale sarà molto più gloriosa della precedente».
Questa doppia caratteristica è ben evidenziata dai due periodi in cui si distingue l’Avvento: se infatti fino al 16 dicembre siamo concentrati sul ritorno di Gesù, “alla fine dei tempi”, dal 17 in poi la nostra attenzione è tutta rivolta a quel bimbo in fasce che ci attende in una mangiatoia..

Tornando al parallelo con l’anno civile, se questo viene scandito dall’orologio, analogico o digitale che sia, il tempo liturgico dispone di altri misuratori di tempo. I colori, quelli dei paramenti utilizzati durante la Messa, una sorta di “orologio cromatico”, se così possiamo dire. I colori, che belli! Non solo rendono migliore la nostra vita, ma in questo caso hanno un’enorme valenza pedagogica, ben evidenziata tra l’altro dalla III domenica di Avvento, chiamata “Gaudete”, domenica in cui chi presiede l’Eucarestia indossa un abito rosaceo, colore che spesso ci fa sorridere, ma che sta ad indicare proprio l’incontro tra l’attesa – rappresentata dal viola dell’Avvento – e la presenza – simboleggiata questa volta dal bianco del Natale. Mischiando il viola e il bianco ecco che otteniamo il rosaceo, come a dire che stiamo ancora aspettando Gesù, ma la nostra attesa non è vana, perché la sua presenza è “dietro l’angolo”.

In Avvento ci sono altri due indicatori pronti a segnalarci la “distanza” che ci separa dal Natale: l’assenza del “Gloria”, inno che canteremo a squarciagola assieme agli angeli la notte del 24 dicembre, e la Corona, che invece di segnare le ore che passano indica le domeniche che mancano.

Recita
Federica Lualdi, Cristian Messina, Stefano Rocchetta

Musica di sottofondo
Arrangiamento con chitarra di Gabriele Fabbri

 

Scarica la nostra App su