"Sono forse io, Signore?"



Dal Vangelo secondo Matteo 26, 14-25

Recita
Federica Lualdi

Musica di sottofondo
Arrangiamento musicale con chitarra di Gabriele Fabbri

Meditazione
Don Franco Mastrolonardo

Testo del Vangelo
In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariòta, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù.
Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.
Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto».

Meditazione
Siamo nel cenacolo. È l'Evangelista Matteo a presentarci la Cena Pasquale di Gesù con i suoi discepoli. Centrale è l'affermazione di Gesù, che scende come lampo improvviso nelle tenebre dell'inconsapevolezza dei discepoli.
In verità, in verità vi dico uno di voi mi tradirà. Come non vorremo mai sentirci dire una cosa così da Gesù...i discepoli entrano in tilt. Per loro andava tutto bene fino a quel momento. Non si erano neppure accorti del tradimento di Giuda. Troppo autocentrati i discepoli, troppo narcisisti e un po' fra le nuvole. All'affermazione di Gesù, l'unica loro preoccupazione è di pensare a se stessi. Siamo ben lontani dalle lacrime di Maria a Betania che piange, perchè il suo amato va a morire per lei. Qui siamo di fronte ad un gruppo di immaturi che pensano a salvar prima se stessi. Ma presto arriverà per loro come per Pietro il canto del gallo.
Nella Passione secondo Matteo di Bach c'è da rimanere incantati per come le parole e la musica rendano la situazione del momento.
Le parole di Gesù sono accompagnate da un violino. Bach le inserisce in una atmosfera misteriosa, soprannaturale, utilizzando molti bemolle ed una serie di bruschi salti di note e accordi discendenti. La parola "tradirà" è a sua volta sottolineata da un vocalizzo.
I discepoli, in coro, chiedono: "Signore sono io?"
Alla misteriosa sacralità della affermazione di Gesù corrisponde da parte dei discepoli una reazione terra terra. Le loro voci si accalcano preoccupate, cercando di sopraffarsi e la domanda: bin ich's? Sono io ? risuona undici volte, una per ogni discepolo, tranne Giuda che farà a parte la sua domanda. La preoccupazione dei discepoli è centrata con una fine notazione psicologica: undici volte è ripetuta la parola Signore, ma ben ventiquattro volte le due sillabe "sono io". Il "sono io" è la vera angoscia dei discepoli. Non è tanto il fatto che il maestro sia tradito, ma l'idea che il colpevole possa essere proprio io. Non possono accettare questo e cercano in ogni modo di trovare in se stessi l'innocenza e la giustificazione. Le note corrispondenti sono sempre disposte con un intervallo ascendente, che mette in rilievo la parola "io": il vero centro del pensiero dei discepoli.
Caro Gesù non invidio questo momento. Sono confusi i tuoi discepoli, rastornati e anche senza pensieri. Cosa sta succedendo?
L'uomo cerca continuamente fino all'ostinazione un centro di gravità permanente, una roccia sicura un luogo dove non poter morire.
Questi uomini avevano trovato in te Gesù il porto sicuro, indistruttibile dove ormeggiare le barche della propria vita.
Come un bambino si attacca al papà e lo fa divenire il suo supereroe al cui riparo nulla di pericoloso potrà accadere, così han fatto quei pescatori di Galilea.
Ti avevano eletto loro maestro per sempre. Gli sembrava ormai che la loro vita sbocciasse continuamente. E invece si ritrovano proprio sul più bello, nella notte che ricorda la liberazione dall'Egitto, nella notte santa e santificante a constatare una amara sconfitta. C'è un virus all'interno del gruppo. La app delle meraviglie non funziona più. Tutti cadono dal pero. Solo uno già da tempo non ci credeva più. Era Giuda.
Forse Giuda prima di intingere il boccone ed uscire dal cenacolo per l'addio definitivo al suo maestro aveva sentenziato cinicamente così: È fatta. Non poteva reggere di più questo gruppo. É terminato il tempo della gloria e degli onori. La notte arriva per tutti e ingoia tutto e tutti.
Si questo pensiero così malsano lo ritroviamo anche tante volte nelle nostre menti: tanto finirà tutto, non serve a nulla impegnarsi. E magari come Giuda sfruttiamo la situazione irreversibile per sciacallare 30 monete d'argento.
Si questo è accaduto. Gesù il maestro, il Messia il Figlio di Dio viene arrestato e sarà ucciso. Il gruppo dei discepoli lacerato, frantumato segnato dal tradimento e dal rinnegamento del loro capo.
Ora se crolla ciò che è nelle mani di Dio cosa mai si potrà salvare?
Si Dio mio. Questa notte non vedo niente, ma mi fido. Prendo con te la Croce per galleggiare sopra il mare della morte.



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