
Testo del Vespro
Celebriamo i Vespri nella Settimana di Passione. Questa preghiera ufficiale della Chiesa oggi ci invita a contemplare il mistero della Croce, sorgente di salvezza e di amore per tutti gli uomini. Con il cuore e la mente, allora, abbracciamo il Crocifisso e ci stringiamo forti a Lui per reggere nelle tempeste della vita.
O Dio, vieni a salvarmi.
Signore, vieni presto in mio aiuto.
Gloria al Padre e al Figlio
e allo Spirito Santo. *
Come era nel principio, e ora e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Canone della Settimana Santa
Seme gettato nel mondo,
Figlio donato alla terra,
il tuo silenzio
custodirò.
In ciò che vive e che muore
vedo il tuo volto d’amore:
sei il mio Signore
e sei il mio Dio.
Dopo l'invocazione di apertura e il canto che disegna ai binari della preghiera, vedo che i Vespri ci consegnano l'inno Vexilla Regis. Fu scritto da Venanzio Fortunato, poeta e vescovo italiano, nel 567, in occasione dell'arrivo al Poitiers di una reliquia della Santa Croce.
L'inno dipinge la Croce come Vessillo, talamo e trono di un re vittorioso.
Inno del giorno
Ecco il Vessillo della Croce,
Mistero di morte e di gloria.
L'artefice di tutto il creato
è appeso ad un patibolo.
Un colpo di lancia trafisse
il cuore del Figlio di Dio.
Sgorga acqua e sangue, un torrente
che lava i peccati del mondo.
O albero fecondo e glorioso,
ornato di un manto regale,
talamo, trono ed altare
al corpo di Cristo Signore.
O croce beata che apristi
le braccia a Gesù redentore,
bilancia del grande riscatto
che tolse la preda all'inferno.
Ave, o croce, unica speranza,
in questo tempo di passione,
accresci ai fedeli la grazia,
ottieni alle genti la pace. Amen.
Il Salmo 44 risuona come un canto profetico che celebra il Re Messia, Sposo dell'umanità, che si dona fino alla Croce per amore. Il Mistero pasquale è lo sposalizio tra Dio e l'umanità.
Ant. Non ha bellezza né apparenza. L'abbiamo veduto: un volto sfigurato dal dolore.
SALMO 44, 1-10 (I)
Effonde il mio cuore liete parole, †
io canto al re il mio poema. *
La mia lingua è stilo di scriba veloce.
Tu sei il più bello tra i figli dell’uomo, †
sulle tue labbra è diffusa la grazia, *
ti ha benedetto Dio per sempre.
Cingi, prode, la spada al tuo fianco, †
nello splendore della tua maestà ti arrida la sorte, *
avanza per la verità, la mitezza e la giustizia.
La tua destra ti mostri prodigi: †
le tue frecce acute colpiscono al cuore i tuoi nemici; *
sotto di te cadono i popoli.
Il tuo trono, Dio, dura per sempre; *
è scettro giusto lo scettro del tuo regno.
Ami la giustizia e l’empietà detesti: †
Dio, il tuo Dio ti ha consacrato *
con olio di letizia, a preferenza dei tuoi eguali.
Le tue vesti son tutte mirra, aloè e cassia, *
dai palazzi d’avorio ti allietano le cetre.
Figlie di re stanno tra le tue predilette; *
alla tua destra la regina in ori di Ofir.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo,
come era nel principio ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
SALMO 44, 11-18 (II) La Regina e la Sposa
Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio, *
dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre;
al re piacerà la tua bellezza. *
Egli è il tuo Signore: pròstrati a lui.
Da Tiro vengono portando doni, *
i più ricchi del popolo cercano il tuo volto.
La figlia del re è tutta splendore, *
gemme e tessuto d’oro è il suo vestito.
È presentata al re in preziosi ricami; *
con lei le vergini compagne a te sono condotte;
guidate in gioia ed esultanza, *
entrano insieme nel palazzo regale.
Ai tuoi padri succederanno i tuoi figli; *
li farai capi di tutta la terra.
Farò ricordare il tuo nome *
per tutte le generazioni,
e i popoli ti loderanno *
in eterno, per sempre.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo,
come era nel principio ora e sempre nei secoli dei secoli.
Amen.
Ant. Non ha bellezza né apparenza. L'abbiamo veduto: un volto sfigurato dal dolore.
Lettura breve Rm 5,8-9
Dio dimostra il suo amore verso di noi, perché mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi, a maggior ragione ora, giustificati per il suo sangue, saremo salvati dall'ira per mezzo di lui.
Responsorio breve
Io lo so che Tu sfidi la mia morte,
io lo so che Tu abiti il mio buio.
Nell’attesa del giorno che verrà
resto con Te.
Il Magnificat è centrale nella preghiera serale dei Vespri, per la sua natura di lode e gratitudine a Dio. In questi giorni di passione, il canto di Maria è un invito a continuare a sperare l'insperabile, ad affrontare la morte, certi che il Dio della vita mantiene le sue promesse di immortalità.
Cantico della beata Vergine Lc 1, 46-55
L'anima mia magnifica il Signore *
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l'umiltà della sua serva. *
D'ora in poi tutte le generazioni
mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente *
e santo é il suo nome:
di generazione in generazione la sua misericordia *
si stende su quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio, *
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni, *
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati, *
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo, *
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva promesso ai nostri padri, *
ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre.
Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre *
nei secoli dei secoli. Amen.
Intercessioni
Preghiamo Cristo che promise di attirare tutti a sé dalle sua croce
Resto con te...
Hai sentito la solitudine e l’abbandono, e hai gridato il tuo lamento e la tua preghiera al Padre,
— ascolta il gemito e le implorazioni che salgono dalla moltitudine dei sofferenti.
Alla tua agonia si fece buio sulla terra,
— comprendano gli uomini che tutto è tenebra senza la tua luce.
Con la tua morte hai abbattuto ogni muro di divisione e di odio,
— vedano i popoli nel tuo vangelo l’unica via della pace e di ogni collaborazione feconda.
Morendo hai segnato l’inizio dell’era nuova,
— conduci gli uomini sulla via della vera liberazione e dell’autentico rinnovamento.
Dalla tua bocca uscì un alto grido e spirasti in atto di abbracciare il mondo intero,
— ammetti nel tuo regno di gloria i nostri fratelli, che, come te, hanno varcato la soglia della morte.
Padre nostro
Orazione
Guarda, Dio onnipotente, l’umanità sfinita per la sua debolezza mortale, e fa’ che riprenda vita per la passione del tuo unico Figlio. Egli è Dio, e vive e re-gna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
Amen.
Il Signore ci benedica, ci preservi da ogni male e ci conduca alla vita eterna.
Amen.
Benediciamo il Signore
Rendiamo grazie a Dio
Recita
Franco Mastrolonardo, Paola Ragni, Isabelle Crupi, Francesca Cevoli, Patrizia Sensoli, Lara Astarita, Tommaso Fraternali, Riccardo Fraternali, Martina Pari
Musica di sottofondo
Al salmo www.motionarray.com
Canti
Inno Rachele Consolini
Canone Resto con te. Musica: M. T. Henderson, N. L. Uelmen, J. K. Belamide (Gen Verde). Testo: P. Stradi, P. Sequeri
. Canta Susanna Rossi. Suona Danilo Concordia
Magnificat Adelisa Lepore
Padre nostro Susanna Rossi
Preghiera liturgica
Le Lodi e i Vespri in Pregaudio, come sapete, non coincidono esattamente con il salterio canonico. In questo tempo di Quaresima, inoltre, è stato pensato un vero e proprio percorso spirituale alternativo, certamente utile alla elaborazione dei temi quaresimali quali: la conversione, la tentazione, il peccato, il dolore e la morte, la misericordia e la grazia. Abbiamo chiamato questo cammino: "dal lunedì alla domenica; dalle lacrime amare alle lacrime di gioia”. In fondo alla pagina trovate i dettagli del percorso.
I sottofondi musicali sono sobri, giusto all’inizio con un vento invernale misto ad acqua e neve. I salmi per la maggior parte sono penitenziali. Le didascalie tracciano i contenuti di fondo. I canti e i canoni sono cantati dai ragazzi del Punto Giovane, mentre Benedictus, Magnificat e Pater sono cantati dalle clarisse di sant’Agata Feltria.
Quaresima: i contenuti
Il percorso delle lodi e dei vespri che proponiamo per la quaresima è un invito ad un vero e proprio cammino spirituale di conversione e di vita nuova.
Come sapete la liturgia che proponiamo con Pregaudio ha uno stile semplice e semplificato rispetto a quella “canonica”. Riteniamo però abbia il vantaggio di arrivare con più facilità al cuore dell’uomo e della donna dei nostri giorni almeno per questi motivi: per le didascalie che spiegano i contenuti, per i canti a portata di un orecchio contemporaneo e per le fresche voci recitanti dei ragazzi.
Inoltre la scelta che abbiamo fatto, cioè di strutturare una cadenza settimanale dove ogni giorno acquisisce una importanza strategica, anche questo aiuta a pregare più facilmente.
Passiamo ora al cammino quaresimale.
In quaresima il ritmo settimanale di Pregaudio tende a muovere "l’orante delle preghiere in audio" dal pianto amaro per la constatazione dei propri peccati al pianto gioioso della salvezza ritrovata.
Il viaggio comincia sempre il lunedì, tenendo conto che la domenica è sempre per noi giorno primo e ultimo, culmine e fonte della settimana e di tutta la vita spirituale.
Diciamo pure che il lunedì si parte, ma se non ci fosse la domenica, ogni partenza sarebbe vana!
Comunque sia il lunedì inizia questo viaggio nel deserto della nostra anima ed è caratterizzato subito dal pianto. Il pianto è l’elemento emotivo per antonomasia, come a dire che il primo impatto con i nostri peccati avviene sempre dentro la sfera emozionale. Gli stessi padri del deserto, maestri dello spirito, intenditori degli spiriti malvagi, capaci di un discernimento profondo e razionale, proprio loro chiedevano con insistenza il dono delle lacrime. Ogni movimento spirituale parte dalle passioni per arrivare al cuore. Le passioni sono la parte corporea, la superficie. Non possiamo certo fermarci lì, ma è imprescindibile il fatto che dobbiamo partire da lì. La stessa preghiera comincia con l’atteggiamento del corpo, con le parole della bocca, il canto, la disciplina della postura. Poi si entra nella preghiera mentale, quella razionale, del ragionamento, della elaborazione meditativa ed infine si arriva alla preghiera del cuore che ci trasforma e muove tutto l’organismo vivente alla preghiera. A quel punto tutto diventa preghiera.
Ma quello è un punto di arrivo.
Occorre partire dall’inizio. Così il nostro cammino di conversione ha un inizio che impatta con la nostra parte emotiva.
Quindi piangiamo. Piangiamo di fronte alle nostre brutture, di fronte ai nostri peccati, mischiati a tanti sensi di colpa. Ha pianto Pietro al canto del gallo lacrime amare di pentimento e ha pianto di tristezza la Maddalena di fronte al sepolcro vuoto. Quei pianti sono stati sorgente improvvisa di vita nuova.
Quindi il lunedì constatiamo emotivamente le nostre brutture. Chiediamo a Dio di vedere i nostri peccati. Diceva un padre spirituale al suo figlio che chiedeva di vedere gli angeli: "procurati di vedere i tuoi peccati e non gli angeli. Solo così camminerai nella santità”.
Ma vedere i peccati porta anche una vera amarezza, come scriveva il curato d’Ars: “ho visto il cuore di un gentiluomo e ne ho provato ribrezzo”. E il gentiluomo era lui!
Il martedì apriamo gli occhi di fronte al peccato e cominciamo ad elaborarlo diciamo in maniera più razionale. E' il passaggio della consapevolezza. Dobbiamo riconoscere le ferite e dargli un nome. Ma non solo. Dobbiamo anche essere capaci di metterli di fronte a Gesù. Verbalizzare il nostro stato d’animo e dare un nome alle lacrime non è cosa facile. Forse in questa fase occorre qualcuno che ci aiuti. Ma il confessare a Gesù il peccato, ebbene, quella è solo cosa nostra. Quante grida nel vangelo. Il cieco di Gerico urla a Gesù la sua cecità e non si lascia intimidire dalla folla benpensante che gli ordina di tacere. Oltre la capacità razionale di elaborare le ferite occorre quindi una capacità volitiva, quasi testarda, di confessare il peccato. E qui si entra nel terzo giorno, il mercoledì.
Ricordiamoci sempre che il mercoledì è l’ingresso al Triduo Pasquale. E’ un giorno di cerniera. Nei vari tempi liturgici, in Pregaudio, il mercoledì è collegato allo Spirito Santo che, come in una epiclesi, fa sbocciare il dono che ci viene dall’alto: Gesù. Se nei primi tre giorni è l’uomo che cammina verso Dio, dal giovedì è Dio che cammina verso l’uomo. Diceva Sant'Agostino : "non ti avrei mai trovato se tu non mi avessi cercato”.
Il mercoledì il passo è difficile. Occorre accettare l’essere peccatori e presentarsi nudi davanti a Gesù. Come il lebbroso nella sinagoga, al quale Gesù chiede davanti a tutti gli scribi e farisei di mettersi al centro e di tendere la mano malata. Questo passo ci blocca. Prendiamo paura. La paura è una malattia dello spirito. Avete mai visto qualcuno assalito dalla paura? Il suo viso è orribile: quella fissità dello sguardo, quel tremore animalesco, quella difesa supplichevole. La paura fa perdere all’uomo la sua umanità. Non sembra più una creatura di Dio, ma del diavolo; diventa un essere devastato, sottomesso. Infatti questo è il tempo del principe di questo mondo.
Ma perché abbiamo paura? E di chi abbiamo paura? Abbiamo paura di Dio, del suo giudizio. Allora il diavolo coglie il momento propizio e volge l’accusa a suo vantaggio. Ci fa passare Dio come un nemico e con un gioco di prestigio ci fa vedere, come ad Eva nel paradiso, un mondo certamente migliore di quello che stiamo vivendo. Basta tornare indietro, rimettere gli abiti del peccato e affidarci a lui, spietato mentitore, venditore a basso prezzo della felicità illusoria. E di nuovo cadiamo nella trappola. Siamo sua preda. Griderà san Paolo: “vedo il bene e seguo ancora il male”... "Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte?"
Si arriva così al giovedì.
Il giovedì è Gesù a prendere l’iniziativa. Se l’umanità è schiava del peccato Gesù decide di assumere l’umanità e di sposarla per come è. Inevitabilmente accetta di subire anche lui la condizione di schiavo. Ma nel giorno e nella notte in cui assapora il peggiore dei dolori spirituali, cioè il tradimento dei suoi amici, consegna a tutti noi la sua fedeltà. Sarà con noi per sempre nel pane e nel vino. Poi quello scambio di prigionieri. Barabba il peccatore rilasciato e Gesù il giusto condannato. E’ metafora certamente di uno scambio epocale nella storia della salvezza: l’uomo peccatore viene rilasciato e Gesù viene condannato al suo posto.
Il venerdì Gesù paga il male che abbiamo fatto. Avevamo paura di presentarci nudi di fronte a Dio. E’ ora Dio che si presenta nudo di fronte a noi. Avevamo paura di essere giudicati da Lui, ora è Lui che si lascia giudicare da noi. E’ salito sulla croce e ha fatto il cammino che da soli non saremmo mai riusciti a fare: inchiodare sulla croce i nostri peccati. L’ha fatto Lui per noi. Gesù è morto per noi. Dio invece mostra la grandezza del proprio amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.
Il sabato è il giorno dell’attesa. Ma è anche il giorno di Maria, perché è lei l’unica che attende con la fede pasquale. Noi invece siamo dispersi, liberati si, ma senza un pastore che ci guidi. Il nostro maestro lo abbiamo visto morire in croce. Non riusciamo a vedere oltre. Il venerdì ci ha liberati dal peccato, ora occorre essere liberati per la gioia. Il sabato la terra è attonita, muta, in attesa. Il sabato è anche ricerca di Dio. Dio è morto diceva Nietzsche. Ma l'uomo nel profondo del suo cuore continua instancabilmente a sperare. Se Dio fosse morto che senso avrebbe vivere?
La Domenica è il giorno della Resurrezione. Cosa è successo? Mentre noi abbiamo guardato Gesù morto in croce e deposto nel sepolcro, in realtà lo stesso Gesù è stato liberato dalla morte. La Vita non poteva essere vinta dalla morte. Non solo. Gesù portando con se fino all'eccesso della sofferenza tutta la nostra umanità che ha fatto sua per sempre, ha vinto la morte anche per noi. Così il principe di questo mondo rimane, sgomento, senza preda. Lui il carceriere delle nostre anime diventa lui stesso prigioniero. La Domenica viviamo questo anticipo di paradiso. Ed è gioia piena. Anche nel tempo quaresimale. Dio è morto, ma oggi è risorto. Siamo stati liberati dal tiranno e siamo stati liberati per una vita nuova. Ritroviamo il senso, il significato profondo della vera felicità, che è l'amore! Ora non abbiamo più paura.