Il Dio pallone

Nei giorni in cui un’Europa sfibrata dalla paura e dalle mille crisi che l’attanagliano celebra, come ogni quattro anni, il rito collettivo dei campionati continentali di calcio, questo sport appare sempre più chiaramente come un fenomeno di tipo religioso, “sufficiente a dare un senso a tutta la vita” (M. Augé). Stadi come templi, colori sociali utilizzati come paramenti liturgici, tifoserie assimilabili a schiere di devoti, pronti a sacrificarsi per il trionfo della propria squadra… Il calcio come surrogato di mondi religiosi che perdono terreno, morsi dalla secolarizzazione imperante? Vale la pena di chiederselo, anche perché – nonostante numerose contraddizioni che l’attraversano e gli evidenti rischi di alienazione - lo sport può rivelarsi anche ragione di incontri sorprendenti, spazio condiviso di espressione, nonché occasione quotidiana per prendersi cura insieme di luoghi e beni comuni. Parchi, campi sportivi, cortili scolastici possono così diventare stimolanti contesti educativi in cui sperimentare nuove appartenenze comuni, indipendentemente dalle provenienze religiose e culturali e dai pregiudizi reciproci. Di questo rifletteremo con Marco Dal Corso, docente di Dialogo interreligioso presso l’Istituto di Studi Ecumenici San Bernardino (VE), Lorenzo Galliani, giornalista sportivo e blogger, e con Davide Zoletto, professore di Pedagogia interculturale all’Università di Udine.

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