Uno dei cardini della spiritualità di Ignazio di Loyola, fondatore dei gesuiti è la frase: «cercare e trovare Dio in tutte le cose».
La tecnologia è un buon posto per cercare e trovare Dio. Perché? In che senso?
La tecnologia non è una forma di vivere l’illusione del dominio sulle forze della natura in vista di una vita felice. Sarebbe riduttivo considerarla solamente frutto di una volontà di potenza e dominio.
La tecnologia, scrive Benedetto XVI nella Caritas in Veritate, «è un fatto profondamente umano, legato all’autonomia e alla libertà dell’uomo. Nella tecnica si esprime e si conferma la signoria dello spirito sulla materia»
La tecnologia è, dunque, la forza di organizzazione della materia da parte dell’uomo come essere spirituale. Il cristiano, quindi, è chiamato a comprendere la natura profonda, la vocazione stessa della tecnologie digitali in relazione allo vita dello spirito.
Ovviamente la tecnica è ambigua perché la libertà dell’uomo può essere spesa anche per il male, ma proprio questa possibilità mette in luce la sua natura legata al mondo delle possibilità dello spirito.
«Tra le meravigliose invenzioni tecniche (Inter mirifica technicae artis inventa) che, soprattutto ai nostri giorni, l’ingegno umano, con l’aiuto di Dio, ha tratto dal creato, la Madre Chiesa accoglie e segue con speciale cura quelle che più direttamente riguardano lo spirito dell’uomo e che hanno aperto nuove vie per comunicare, con massima facilità, notizie, idee e insegnamenti d’ogni genere». (Inter mirifica, il 4 dicembre 1963)