Introduzione
Con la vita di Baden-Powell inizia l’ennesima rubrica di Pregaudio, dal titolo Compagni di viaggio.
Perché questo nome, peraltro non originale? Da dove viene? E, soprattutto, qual è il suo scopo?
Qualche tempo fa ho avuto la grazia di visitare una comunità ormai nota ai più, la Fraternità di Romena in provincia di Arezzo, fondata da don Luigi Verdi nel 1991.
Ciò che più mi ha colpito, da subito, è stata la sua apertura non solo ecclesiale, né appena interconfessionale, e neppure interreligiosa, ma umana, antropologica per dirla con gli intellettuali.
Il tratto più evidente di tale apertura l’ho scorto qua e là, in ogni luogo di questa realtà, ma su tutti nel “breviario” di Romena, il libro della preghiera quotidiana, composta dai Salmi, ovviamente, e da citazioni di ogni tipo e provenienza: dalle varie esperienze religiose alla poesia, da papa Francesco ai canti dei Nativi d’America, dai santi canonizzati dalla Chiesa Cattolica a quelli che santi – almeno nella accezione più ristretta che gli diamo – non lo saranno mai, nel senso che con ogni probabilità non finiranno sui nostri calendari liturgici.
Ecco il punto!
L’ultima parte del libro di preghiera è infatti intitolato Compagni di viaggio, e comprende vita, pensiero e preghiere di chiunque sia stato capace di fare o anche solo dire qualcosa di squisitamente umano, e perciò stesso divino.
Possono, concretamente, avere qualcosa da dirci un uomo o una donna protestante o ortodossa? E i fratelli musulmani? I cugini ebrei? I fedeli delle a noi così lontane – eppur così vicine, se solo ce ne accorgessimo! – religioni orientali?
Il celebre padre della Chiesa Giustino già nel secondo secolo parlava di logoi spermatikoi, o semina Verbi, definizioni “teologhesi” altisonanti per dire che la verità e la bellezza provengono anche dall’esterno del nostro orticello.
Tornando a noi, a cosa mira questa nuova rubrica?
A dare voce, nel corso dell’anno liturgico – affiancandosi ad esso, ma senza mai sovrapporvisi, perché le cose vanno giustamente distinte – a quei fratelli e a quelle sorelle che, per come hanno vissuto, si sono “meritati” lo statuto di guide, o meglio di compagni (dal latino cum-panis, “colui che mangia il mio stesso pane”), fuor di metafora che condivide con me il viaggio della vita.
Chiamare così questa rubrica non è pertanto un tributo alla profetica Fraternità di Romena, ma il modo migliore per indicarne la finalità, non potendo trovare definizione migliore per descriverla.
Come sempre, buona preghiera, buona meditazione e buona vita a tutti!
Cristian